(Immagine presa qui ----QUI!)
Ci sono
fatti umani uguali ai funghi, che sbucano tra pioggia e sole,
in autunno, lì dove si vive alla giusta altitudine. E senza spostarsi
nel buio della valle ne’ sul nudo del nevaio, capita che esistano
fatti umani identici a ricci di castagna, e che molti altri somiglino
alla rosa canina con le bacche rosse in fiamme. E che ne esistano persino
di simili a crassi tronchi di quercia spezzata. Tagliata anzi,
larga e tonda da usare come tavolino per un tressette, tu e il morto,
lì dove i raggi filtrano poco.
Così capita
di sedersi allo stesso tavolo e di fissarsi a lungo le mani.
Ognuno le sue.
Intanto
magari persino si pensa. Si pensa a come sia impossibile. Impossibile che
lì intorno nulla risulti commestibile. Al non-saper-vedere, si pensa, e
che bisognerebbe imparare. Sperimentare. Mangiare anche i sassi.
Emanciparsi.
La malattia
credo sia congenita, forse ereditaria, o se contratta, contratta in età
precoce attraverso le vene, o forse attraverso qualche altro
perduto viale d’accesso al meriggio in cui cadi dal letto assonnato e
ti accorgi che nulla è cambiato, che non può cambiare.
In ogni
caso acceleri, freni, rallenti, ti scordi del perché hai
cominciato. E intanto tutto torna, tutto assale, tutto scomunica.
Alle corde.
Alcuni
giocano alla povertà, pensando che anche quella sia un’immagine e basta.
Una come le altre. Un bianco e nero trito e ritrito di Vittorio De Sica. Non si
sa bene quale pasta componga certa sostanza, da che si vive
azzerati, monitorati, auto-corrotti e auto-controllati. Altri hanno invece
già capito che la povertà non è un rave party -nuotare tre giorni
nel fango spacciando catrame, col lunedì lì fermo al pascolo del
futuro, e nemmeno è l’assicurazione a una boa, a un cavitello in
cala dello Spido, a San Domino, nell’Adriatico - tuffo nel mare
smeraldino e poi sugli scogli ad asciugare.
E' che
certa motivazione dorme satolla finché dura l’ombra. Poi la smette, e
non sopporta. Non oltre. Non un pasto in più.
Sapete cosa
ricordo, meglio, del mio primo anno di scuola? Che giocavamo tutti,
mentre ci assegnavano i ruoli.