(Fotografia, Francesca Anita Modotti)
"Si ama come si sa e i passeri dormono sugli alberi."
(NARKOTIKA E LE SUE FIGLIE, Consono o no)
Diresti di
tutto questo sguardo, che è limpido come il cielo in Liguria tra dicembre e
gennaio? Diresti, di tutto questo cammino stanco, che è agile come il gatto a
cui hai tagliato la coda? Io no. Io non potrei mai. Per me ci sono tovaglie
stese sull'erba e c'è il desiderio di giocare a palla. E le due cose non
possono che essere in contrasto. Perché dal bosco escono folletti e maghi,
mentre dai cesti escono pranzi che fanno bene, sono nutrienti, ma che non sanno
in alcun modo divertire. Ecco, io penso che siano agli antipodi i due modi di
guidare. A destra o a sinistra, chiaro, si rischia a volerli mischiare, al minimo
un frontale. Ma c'è di più. C'è un germe che macina grano e ne fa pane, e c'è
un germoglio che nasce cresce e muore sotto l'umido e il secco con le stagioni
a rincorrersi fino a un termine, e per il genere che si è, fosse anche quello
umano. Strano. Mi chiedi se ho più o meno voglia di fare l'amore. Ma si legge
bene il sottotitolo. Avresti dovuto nasconderlo meglio nel contratto. Le
postille come le truffe vanno regolate sull'orologio della sapienza. Se la
truffa è riuscita bene, il pollo si chiede ancora se è stato o no fregato,
anche mentre rosola nel forno. Questa è la regola base, da cui si può desumere
bene quale principio sia a fondamento del nostro agire. Menti ai tuoi amici, se
vuoi ingannare i nemici. Il fatto è che non si costruisce nulla col pensiero.
Il fatto è che si vive e si crea il mondo. Funziona così. No, non è un mistero
che tocchi agli astri ignorarci e che stia a noi l'ammirarli. E allora nulla,
amica mia: avevamo ragione a quel tempo. Quando rifiutavamo la prospettiva in
cui ci facevano ingegneri del creato, del pensabile e del sincero verso di
piccoli pulcini ammaestrati. Non siamo altro dal mondo, non sei altro da me. E
tutto ciò che ci conduce, ci mescola inesorabilmente. Ed io non vedo
ingiustizia, vedo la necessità. Non vedo l'inimicizia, vedo la solidarietà di
ogni pensiero verso gli altri pensieri. Quelli sono come le stelle. Ci guardano
e si lasciano ammirare. Non concedono molto altro. Come dire, quasi niente.
Proponi una azione, una presa di coscienza e proporrai un faro sul mare a
definire il confine tra quello e la terra. Utile alle navi, certo, alle navi
come io stesso sono. Ma se leggi bene nel contratto scoprirai che nemmeno la
terra s'esime dal navigare. E che nemmeno il mare sa rinunciare a pioverci sopra,
a imbrattarla, a penetrarla e a creare. Possiamo smettere di crescere? Possiamo
capire cosa e dove siamo? Possiamo fare finta che non ci interessi?
L'inimicizia è come il seme su cui tutto tace, su cui l'acqua non cade, su cui
la terra non s'ammucchia. Resta lì, dentro un vaso di vetro, e sterile rinuncia
a colpire nel segno. Come se fosse l'ultimo seme al mondo a non provare
spavento. Siamo sogni di altre persone. Siamo il moto incessante delle onde,
dei raggi cosmici. Siamo un'ombra, e tutto ciò che racconta. Siamo sopra, oltre
e al limite. Siamo il fiume, la campagna. Bacche di stramonio che crescono
sulla sponda.
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