(Fotografia di Francesca Anita Modotti)
"La pace dei sensi e' come la pace tra i sessi."
(NARKOTIKA E LE SUE FIGLIE, Pace e sonno)
Adesso
ascolta... se un apriscatole lo posi sul tavolo a merenda e poi, la mattina,
non lo ritrovi lì dove lo hai lasciato, forse, è vero, è segno che questa casa è
abitata dai folletti. Allora, se è così, se ci sono i folletti, forse
converrebbe rinchiudere gli oggetti in armadi con serrature e catene e altri
mali o accessori che non so davvero quanto bene facciano a noi stessi, prima
ancora che ai folletti. Comunque, sappilo, stamattina ho trovato un topo in una
trappola. Ok, i topi non spostano gli apriscatole, non sanno cosa farsene,
almeno per il momento. Ma ciò non di meno abbiamo messo delle trappole per i
topi, col formaggio e la molla pronta a scattare. Il topo che ho trovato
stamattina era un topo indiscutibilmente morto. Per metà aveva il corpo fuori
dalla piccola tagliola, e quella metà era rigida, stecchita. Hai presente
stecchita? C'era la coda tesa, parallela al pavimento, e le zampette posteriori
dure dure, e a rana, come se fosse morto nell'estremo tentativo di strappare
una medaglia alle olimpiadi. Quando ero piccolo scoprii che il mio elemento
naturale era l'acqua. Così mi feci ranista e provai a vincere le olimpiadi. Poi
mi dissero che prima di vincerle bisognava arrivare a qualificarsi. Sai, un
biglietto andata e ritorno per Atene in genere non te lo regala nessuno. Adesso
in Grecia piovono bombe molotov sui guardiani. E la notte di Natale, persino
quella, è buia. Tu mi dici che qui non sarà mai così. Che le stelle si
nasconderanno sempre dietro il berlusconismo, l'ottimismo, il capitalismo, il
fascismo e il comunismo. Io non ci credo. Credo invece che le tende di questa
casa siano corte per coprirci gli occhi. Credo che al mondo ci siano buoni e
cattivi e cavalli neri e cavalli bianchi. In quanto al sapere invece quale
manto di pelo rivesta la mia schiena, beh... è altro paio di maniche. Ho scarsa
dimestichezza coi colori, come scarsa ne ho con le forme. Giocavo da piccolo,
con le formine al mare. Adesso invece mio nipote gioca con i cancelli. Li
ammira. E con le macchine. Mangia poco, come me, e ancora non beve. Ma sa da sé
che suo padre e suo zio e sua madre anche, prima di concepirlo, han bevuto a
litri il corallo, senza farsi troppi problemi sul dove andasse a finire il loro
tempo. Tu mi guardi perplessa, e mi dici che mio nipote somiglia a un folletto.
E che anche il tuo somiglia a qualcosa del genere. Ecco, io amo il genere di
persona che crede, che sogna, che sa sperare. Ma mi rendo anche conto che la
speranza non costruisce ponti, non fabbrica alianti, non incensa menti
celebrate e non si fa da parte quando occorre scansarsi e lasciar passare la
salvezza. Allora dimmi, se a merenda posi un apriscatole sopra al tavolo e la
mattina dopo non lo ritrovi lì dove lo avevi lasciato, è mai possibile che i
folletti siano l'unica spiegazione che tu sappia dare a questo desiderio
d'anima che esprimi? A questa mancanza di arcobaleno? A questo pentolone vuoto?
A volte serve essere poetici...ed i folletti sono poetici a loro modo!
RispondiEliminaun disperato tentativo fantastico... ma a volte serve si, la poesia..
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