Se fossi un troiano, sarei Cassandra. Chi se ne frega degli eroi esagitati con tutte le loro fisime da Dei convinti che ostentano sapere, volere e tenacia? Sai che noia! Io voglio la resa davanti all’evidenza. Il miracolo senza cui non si puo’ stare. Io voglio un altare di pietra e pelli di bestie scannate. Conciate. E grezza, la lana, voglio intorno al collo. Voglio i velli e i confini del non ritorno. Voglio crescere come l’edera sui muri, voglio improvvisamente comparire. Come la bellezza sa fare, come tutti fingono di capire. Hai davanti quattro carte questa notte, ognuna e’ un destino. Ci sono quattro tarli diversi, c’e’ il fuoco del camino e Cassandra si piega in avanti e sorride allungando la mano. Prende dal tavolo un foglio di carta e i colori, e saluta con lo sguardo distratto. S’affaccia sospesa sul pozzo, infinito. Socchiude le labbra, non ha piu’ saliva. E qualcosa le parla, e’ una voce, sicuro, ma bisognerebbe provare. Qualcuno crede che attinga, mentre lei strilla, perche’ e’ la sua stessa vita a farle cosi’ tanto male. E nessuno la stima. Nessuno le dà retta. Nessuno le bacia la bocca rossa come la terra. Nessuno la trapassa senza lasciare impressioni, niente l’attraversa abbastanza in fretta. Cassandra ha gli occhi svelti che accolgono il tempo, e la neve e la legna e i turbini grigi sulla sciarpa, prima ancora che arrivi l’inverno.

Leave me alone, Cassandra


(immagine di copertina: Francesca Anita Modotti)

martedì 24 gennaio 2012

BATTISTELLI ERA TROPPO BASSO PER VINCERE UN ORO OLIMPICO


(Fotografia di Francesca Anita Modotti)




"La pace dei sensi e' come la pace tra i sessi."
(NARKOTIKA E LE SUE FIGLIE, Pace e sonno)




Adesso ascolta... se un apriscatole lo posi sul tavolo a merenda e poi, la mattina, non lo ritrovi lì dove lo hai lasciato, forse, è vero, è segno che questa casa è abitata dai folletti. Allora, se è così, se ci sono i folletti, forse converrebbe rinchiudere gli oggetti in armadi con serrature e catene e altri mali o accessori che non so davvero quanto bene facciano a noi stessi, prima ancora che ai folletti. Comunque, sappilo, stamattina ho trovato un topo in una trappola. Ok, i topi non spostano gli apriscatole, non sanno cosa farsene, almeno per il momento. Ma ciò non di meno abbiamo messo delle trappole per i topi, col formaggio e la molla pronta a scattare. Il topo che ho trovato stamattina era un topo indiscutibilmente morto. Per metà aveva il corpo fuori dalla piccola tagliola, e quella metà era rigida, stecchita. Hai presente stecchita? C'era la coda tesa, parallela al pavimento, e le zampette posteriori dure dure, e a rana, come se fosse morto nell'estremo tentativo di strappare una medaglia alle olimpiadi. Quando ero piccolo scoprii che il mio elemento naturale era l'acqua. Così mi feci ranista e provai a vincere le olimpiadi. Poi mi dissero che prima di vincerle bisognava arrivare a qualificarsi. Sai, un biglietto andata e ritorno per Atene in genere non te lo regala nessuno. Adesso in Grecia piovono bombe molotov sui guardiani. E la notte di Natale, persino quella, è buia. Tu mi dici che qui non sarà mai così. Che le stelle si nasconderanno sempre dietro il berlusconismo, l'ottimismo, il capitalismo, il fascismo e il comunismo. Io non ci credo. Credo invece che le tende di questa casa siano corte per coprirci gli occhi. Credo che al mondo ci siano buoni e cattivi e cavalli neri e cavalli bianchi. In quanto al sapere invece quale manto di pelo rivesta la mia schiena, beh... è altro paio di maniche. Ho scarsa dimestichezza coi colori, come scarsa ne ho con le forme. Giocavo da piccolo, con le formine al mare. Adesso invece mio nipote gioca con i cancelli. Li ammira. E con le macchine. Mangia poco, come me, e ancora non beve. Ma sa da sé che suo padre e suo zio e sua madre anche, prima di concepirlo, han bevuto a litri il corallo, senza farsi troppi problemi sul dove andasse a finire il loro tempo. Tu mi guardi perplessa, e mi dici che mio nipote somiglia a un folletto. E che anche il tuo somiglia a qualcosa del genere. Ecco, io amo il genere di persona che crede, che sogna, che sa sperare. Ma mi rendo anche conto che la speranza non costruisce ponti, non fabbrica alianti, non incensa menti celebrate e non si fa da parte quando occorre scansarsi e lasciar passare la salvezza. Allora dimmi, se a merenda posi un apriscatole sopra al tavolo e la mattina dopo non lo ritrovi lì dove lo avevi lasciato, è mai possibile che i folletti siano l'unica spiegazione che tu sappia dare a questo desiderio d'anima che esprimi? A questa mancanza di arcobaleno? A questo pentolone vuoto?

2 commenti:

  1. A volte serve essere poetici...ed i folletti sono poetici a loro modo!

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    1. un disperato tentativo fantastico... ma a volte serve si, la poesia..

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