Se fossi un troiano, sarei Cassandra. Chi se ne frega degli eroi esagitati con tutte le loro fisime da Dei convinti che ostentano sapere, volere e tenacia? Sai che noia! Io voglio la resa davanti all’evidenza. Il miracolo senza cui non si puo’ stare. Io voglio un altare di pietra e pelli di bestie scannate. Conciate. E grezza, la lana, voglio intorno al collo. Voglio i velli e i confini del non ritorno. Voglio crescere come l’edera sui muri, voglio improvvisamente comparire. Come la bellezza sa fare, come tutti fingono di capire. Hai davanti quattro carte questa notte, ognuna e’ un destino. Ci sono quattro tarli diversi, c’e’ il fuoco del camino e Cassandra si piega in avanti e sorride allungando la mano. Prende dal tavolo un foglio di carta e i colori, e saluta con lo sguardo distratto. S’affaccia sospesa sul pozzo, infinito. Socchiude le labbra, non ha piu’ saliva. E qualcosa le parla, e’ una voce, sicuro, ma bisognerebbe provare. Qualcuno crede che attinga, mentre lei strilla, perche’ e’ la sua stessa vita a farle cosi’ tanto male. E nessuno la stima. Nessuno le dà retta. Nessuno le bacia la bocca rossa come la terra. Nessuno la trapassa senza lasciare impressioni, niente l’attraversa abbastanza in fretta. Cassandra ha gli occhi svelti che accolgono il tempo, e la neve e la legna e i turbini grigi sulla sciarpa, prima ancora che arrivi l’inverno.

Leave me alone, Cassandra


(immagine di copertina: Francesca Anita Modotti)

venerdì 20 gennaio 2012

DA PASCALIN IL ROSSESE FA SCHIFO



(Immagine Eri Haka)




Com'è deciso, da altri e certo non da noi, ci disponiamo nel campo in attesa di un convoglio, in agguato. Trasporta polvere e voci il vento che ci batte sulle orecchie. Le mie sono un quadro poco consolante di amido gelido e fiocchi di neve. Le tue sono piccole ali che lasciano aperta la porta sulla strada e sul marciapiede. Dal caschetto di capelli castani conduci la danza, battendo sui piedi, saltellandomi incontro, incrociando gli occhi nell'ingegno che componi scoprendomi il volto. Penso, hai sicuramente più ruote di un camion con rimorchio, mentre mi sibili accanto e frusta il tuo motore, mentre acceleri in salita e, sul tappeto elastico che è il tuo corpo, rimbalzo incurante del pericolo che sarebbe l'esserne sbalzato fuori. Mi carico d'ogni sospetto ogni volta che laidi avvoltoi nidificano nei nostri ascensori. E mi accorgo che cadiamo felici, cadiamo insieme, cadiamo senza capire. Perché ogni gesto ha due facce, ogni cubo ne ha sei, ogni parola è una curva cieca che sembra non debba mai finire.

14 commenti:

  1. ...non bisogna più andare da Pascalin ;-)))

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  2. ...ma non berrete il Rossese...vero? :-))))

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  3. magari solo il primo bicchiere. lui aspetta che ti sia salito, e poi ti rifila quello peggiore... secondo alcuni vende tre qualita' di rossese....

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    1. ...al limite lo taglia con genuini prodotti industriali, tipo aceti del discount.. :)

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  6. Alcuni ha ragione. Mentre l' umore della sera è ascendente, la qualità del Rossese di Pascalin è discendente. E quando gli occhi di Pascalin si patinano di rimorsi per non avere una quarta qualità di Rossese, più infima ancora da rifilare a questi maledetti gentiluomini è già tempo di ricominciare a fare cappuccini snocciolando sicurezze dozzinali senza mai pensare.
    Eghein end eghein end eghein

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    1. ...la voce dell'esperienza, il canto della verita'...

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    2. ps
      stimo grandemente le persone capaci a distinguere i tagli e le qualita'...

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  7. Perdindirindina... Non ho memoria di aver mai bevuto il Rossese. E dire che la liguria non mi è straniera. porcaloca... Sucre

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    1. vediamo se fai prima tu a venirti a bere il Rossese o io a venire a bere quelle due bottiglie che mi aspettano da... CINQUE anni (mea culpa)

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  8. Sono ancora allo step del Morelllino

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  9. ..prendiamo anche quello. manda manda...

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