(Fotografia di Francesca Anita Modotti)
"Fare di un pensiero il solo pensiero e' atto univoco e non bilanciato. attenzione ai carboidrati."
(NARKOTIKA E LE SUE FIGLIE, Deportazione sentimentale)
Arruolati
per forza, e per necessità, recidiamo i peli ai cani perché quelli li seminano
come fossero bacche, in maniera insensata, insperata, ineguagliata. Tu assalimi
stanotte. poiché l'esercizio alla guerra è l'unico passatempo con una certa
prospettiva, al momento. Lo so, avresti preferito scrivermi lunghi silenzi da
Oltremare, o magari da altri paesi esotici come Magenta o Blu Elettrico. Ma
visto che non puoi, prova a pescare in posti meno remoti, contravvenendo
all'ordine che ti disponi dentro mentre volano padelle, pentole, boccette d'oli
essenziali sulla via dell'alambicco. E tolta quella, terminata la pista degli
indiani d'America, cambiami con un discorso gonfio di errori grammaticali e
orrori marchiani, segnatamente umani. Non so, tipo le ore che passi in
questura, prima di morire. Preda di infinite braccia, di infinite zanne, di
infiniti peni, e poni, ecco, poni il caso che ci sia anche una visione, in quei
momenti. Una visione su cui a momenti piove e a momenti no. Perché il tempo è
variabile, l'oceano lungo a finire, non come le piste battute dai bisonti. Non
mi affronti.. non ti affronti. Dici che un passatempo è utile quando di
prospettive non ne dà. E hai ragione. Così i silenzi che mi scrivi li leggo sul
gabinetto. Seduto a trono e rosso dallo sforzo. La mia malattia è questa: sono
un corallo intessuto nella rete. Mio nonno tirava su pesanti mandate d'acqua
con l'argano, e nelle mandate corpose e salate scopriva pesci e pescetti. E poi
mi chiamava pescetto quando mi tirava sulle onde. E di onda in onda tu
scrivimi. Scrivimi silenzi se questa è la tua guerra. Se questa è la tua
preparazione. Mettimi un dito sulle labbra. Addormentami nel fuoco. Perché
anche arso dalle fiamme, anche nel silenzio pesante, anche nell'angoscia estesa
a regno, se mi abbracci, io riesco a sognare, a finire, a montare un palco
senza pretesa di dover suonare. E quindi adesso illudimi. Spediscimi cartoline
vuote, foto scattate dal colle, col grandangolo puntato sulla sola
consapevolezza della tua esistenza mentre marcio su sabbia bollente, dentro
anfibi pesanti, con un mitra appeso al collo e uno zaino di assurdità caricato
sulla soma. Ecco, dimmi che l'orizzonte ha altro da fare che starmi ad
aspettare. E insegnami il modo serio che hai di scappare, il modo ardito che
hai di scopare, il modo indecifrabile che hai di amare.
Mi hai commossa.
RispondiElimina...capita a chi mi si avvicina, mentre affetto la cipolla... :)
Eliminasono particolarmente sensibile in questo momento. :)
Eliminae ma vedrai che con gli anni apprenderai tecniche utili ad affettare cipolle senza lacrimare... ;)
Elimina