Se fossi un troiano, sarei Cassandra. Chi se ne frega degli eroi esagitati con tutte le loro fisime da Dei convinti che ostentano sapere, volere e tenacia? Sai che noia! Io voglio la resa davanti all’evidenza. Il miracolo senza cui non si puo’ stare. Io voglio un altare di pietra e pelli di bestie scannate. Conciate. E grezza, la lana, voglio intorno al collo. Voglio i velli e i confini del non ritorno. Voglio crescere come l’edera sui muri, voglio improvvisamente comparire. Come la bellezza sa fare, come tutti fingono di capire. Hai davanti quattro carte questa notte, ognuna e’ un destino. Ci sono quattro tarli diversi, c’e’ il fuoco del camino e Cassandra si piega in avanti e sorride allungando la mano. Prende dal tavolo un foglio di carta e i colori, e saluta con lo sguardo distratto. S’affaccia sospesa sul pozzo, infinito. Socchiude le labbra, non ha piu’ saliva. E qualcosa le parla, e’ una voce, sicuro, ma bisognerebbe provare. Qualcuno crede che attinga, mentre lei strilla, perche’ e’ la sua stessa vita a farle cosi’ tanto male. E nessuno la stima. Nessuno le dà retta. Nessuno le bacia la bocca rossa come la terra. Nessuno la trapassa senza lasciare impressioni, niente l’attraversa abbastanza in fretta. Cassandra ha gli occhi svelti che accolgono il tempo, e la neve e la legna e i turbini grigi sulla sciarpa, prima ancora che arrivi l’inverno.

Leave me alone, Cassandra


(immagine di copertina: Francesca Anita Modotti)

giovedì 19 gennaio 2012

SILENZIO




(Immagine Eri Haka)



Si nascondono, nei versi scaltri, significati e ombre parallele alle nostre ombre di infanti. Sui meriggi autunnali, invece, s'illudono sagome di navi e di viandanti innocenti. Apocalissi impolverate, remote, nucleari, minacciose, collassano e s'inchinano alla notte come platani scappellati dal vento inclemente. 
Vedi? Ogni silenzio ha il suo contrario. 
L'urlo sordo s'inceppa su un ramo e scavalca il limitare di un borgo incantato. Mi segui? Guarda diritto davanti a te, lì dove il macabro segno di passaggi smunti descrive il declinare dei verbi e dei nomi. Il greco, l'aramaico, il latino, te li ricordi? Ecco: muoiono le lingue. Scritte, parlate, felpate, secche e bagnate. Anche quelle, sì, anche quelle bagnate. E nel silenzio generano opposti precisi come api operose, o pinne di squalo, o vispe serpi nascoste tra i cespugli del prato.
Azzerami. Fai che non ci sia per me più nessun guadagno. Poiché lì dove poso lo sguardo, un'immagine cruenta s'avvinghia e spaventosa mi rende omaggio. Ed io? Indifferente ci ballo, mi ciondolo, svanisco come fossi l'inverno quando arriva marzo. 
E' che da troppo tempo solo con essa convivo. E' che di notte sento ululare i cani, e ormai chiamo silenzio, questo incessante delirio.

4 commenti:

  1. ...un silenzio da incubo...
    Ciao grande Kap...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. diro' a Cassandra di tenersi piu' leggera a cena... :)

      Elimina
  2. ...o di non bere il rossese di Pascalin ;-)

    RispondiElimina
  3. ...non appena ci giriamo, lei scola il bicchiere. e' tremenda.. :)

    RispondiElimina