Se fossi un troiano, sarei Cassandra. Chi se ne frega degli eroi esagitati con tutte le loro fisime da Dei convinti che ostentano sapere, volere e tenacia? Sai che noia! Io voglio la resa davanti all’evidenza. Il miracolo senza cui non si puo’ stare. Io voglio un altare di pietra e pelli di bestie scannate. Conciate. E grezza, la lana, voglio intorno al collo. Voglio i velli e i confini del non ritorno. Voglio crescere come l’edera sui muri, voglio improvvisamente comparire. Come la bellezza sa fare, come tutti fingono di capire. Hai davanti quattro carte questa notte, ognuna e’ un destino. Ci sono quattro tarli diversi, c’e’ il fuoco del camino e Cassandra si piega in avanti e sorride allungando la mano. Prende dal tavolo un foglio di carta e i colori, e saluta con lo sguardo distratto. S’affaccia sospesa sul pozzo, infinito. Socchiude le labbra, non ha piu’ saliva. E qualcosa le parla, e’ una voce, sicuro, ma bisognerebbe provare. Qualcuno crede che attinga, mentre lei strilla, perche’ e’ la sua stessa vita a farle cosi’ tanto male. E nessuno la stima. Nessuno le dà retta. Nessuno le bacia la bocca rossa come la terra. Nessuno la trapassa senza lasciare impressioni, niente l’attraversa abbastanza in fretta. Cassandra ha gli occhi svelti che accolgono il tempo, e la neve e la legna e i turbini grigi sulla sciarpa, prima ancora che arrivi l’inverno.

Leave me alone, Cassandra


(immagine di copertina: Francesca Anita Modotti)

lunedì 21 maggio 2012

FORMI-CHINE


(Immagine dal web)







Pergola, inclinata sul ventre dello stallatico, fa ombra al cispo tutto giallo e gravido. Almeno in potenza ma più verosimilmente in impotenza. Così il coniglio bianco, che di figli ne ha almeno quanti noi ne abbiamo di sogni, si nasconde nella chiazza e si addormenta, perché col sole, a poter scegliere, ci sembra che sia meglio riposare, in modo da conservarsi le notti. Quelle, in barattoli ermeticamente chiusi, stanno nello scaffale, ammonticchiate, con la polvere sopra a fare da schedario. Più alto è lo strato, più piccola è la botte. Tra 10 anni avremo dell'ottimo malto. Tra 20 andrà ancora migliorando. E tra 30 saremo dei re. Morti, ma re. E allora, visto che nasciamo vivi e ci ritroviamo guardoni, l'ipnotico senso del rispetto va a farsi fottere durante un turno speciale, dato che c'è chi inarca sopracciglia e sgrana i bulbi sognando marijuana in perizoma, e chi invece, risparmiato il giorno, investe il buio nel traffico dei locali, degli espresso e dei treni veloci. Questi arrivano sempre, dice il pubblicitario, anche se il pubblicista non raccoglie la provocazione. E mente sapendo di mentire, perché a venire è solo chi dorme, a quanto pare. Gli altri al limite corteggiano qualche santo. C'è anche chi batte, per le strade, e pure se fa freddo. Stivali calze drappi e drappelli di arrapati. Anche quelli vengono, a ben vedere, e anche quelle investono. E c'è chi le guarda e piange. Dice cose come poverine sulla strada a faticare. C'è chi le condanna. E chi si danna, nel frattempo, in risalita dal nordafrica, coi guanti e l'elmo a impiastricciarsi i polmoni col polistirolo. Tra 10 anni avrà una casa a casa. Tra 20 un pegno altrove. E tra 30 sarà re. Della fabbrica, ma re. Salvo terremoto.

4 commenti:

  1. azz, scusa eh__ :) ma sembra lo zapping di una mente alterata mescolato con una manciata di pagine di vocabolario, due etti di servizi di vari tg, citazioni dotte q.b. e una bella spolverata di polvere bianca (che non è quella delle macerie) a legare il tutto!

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    1. dice Cassandra che "Gli elementi semplici non definiscono il dolore e non si prepara il te per il proprio assassino". e che a lei pare tutto fin troppo chiaro. ma Cassandra ha una mente feroce.

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  2. le menti alterate sono le più lucide quando qualcuno vuole farle fesse.

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