(Immagine dal web)
Se non hai
giudizio, allora arrenditi. Posa le armi e vieni fuori di casa. Tieni le mani
bene in vista e spera nella clemenza, nella corte d'assise, i cui membri
gracidano rame attraverso spaziature dei denti larghe fino a due ante. E sulle
lingue dei rospi deponi il pugnale, l'ultimo baluardo che tenevi sul labbro. E
dentro bocche deformate dall'incesto, accomodati come un desolante livido
relitto terminale.
Una dose, ti sento mugolare, una dose ancora, mentre premi
il dito sul pulsante. Terapia del dolore. Dalla flebo una gocciolina parte. La
speranza attenua il male, la dopamina ubriaca. Meglio sarebbe se tu
fossi orbo, penso: l'illusione, di questi tempi, naviga bene se il colore
del cielo è un mischiume di perle buie, di variegate sfumature, allucinati
avanzi di stella e madri, dal travaglio trasformate per sempre in sottane.
Abdicare al
discernimento, del resto, è la moda del ventennio. Demonizzarne l'uso e
delegarlo a un maiale in toga, uno che la saprebbe lunga se solo la sarta non
avesse sbagliato. Se solo la sarta non si fosse concentrata, con le sue
forbici, troppo sul tessuto e troppo poco sugli occhi di chi guarda.
E' il
terrore, solo quello, capace a far distogliere il pensiero. T'acquieti e
biascichi. Ripeti la solita solfa. Ti cristallizzi. Diventi sentenza. Ti
spegni, anche fossi mai stato magma.
Temi il
giudizio, e non ti ribelli alla condanna.
Abdicare al discernimento è la la moda del ventennio..mi hai fatto riflettere molto con questo post..grazie..
RispondiEliminaCassandra porta sempre uno specchio con se'. ma e' uno scuro e profondo. poche immagini ci si riflettono, quasi nessuno ci riconosce se stesso. grazie a te.
EliminaHo subito pensato al Ventennio, quello più famoso. Già allora il 'discernere' era diventato un optional, tant'è che abbiamo subìto (applaudendo nelle piazze).
RispondiEliminaOggi, peggio di allora, il terrore è subdolo, i giudici non hanno toga, ma giacca e cravatta; e sorridono mentre condannano a morte lenta.
Ciao.
io qualche toga ancora la vedo. mentre sulla piazza di una citta' la gente guardava con ammirazione un gorilla portato la dagli zingari di un baraccone... :P
Eliminaio ho più paura del branco.. della giuria invadente! :/
RispondiEliminal'invadenza, se non e' un eufemismo, e' un male di poco conto...
Elimina“Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.” (salmo 99)
RispondiEliminaLa condanna è l’accettazione passiva del ruolo assegnatoci: essere parte di un gregge anestetizzato, incapace di esprimere un giudizio o che forse semplicemente si sottrae, rinuncia a priori a formulare un’opinione propria pur di rimanere nascosto, non visto, non ascoltato, morto.
Il pastore ammaestra da secoli le sue greggi. E nel suo lavoro si serve spesso di cani che lo aiutano a serrar le fila e a recuperare i fuoriusciti.
Tu sei una pecora nera … lo seeento. Peeentiti! :=0
(Comunque trovo che la toga sul rosa maiale abbia un suo perché - animal fashion °__°)
il cane come concetto, prima ancora che come animale, fa alla fine anche un po' schifo. nel senso che e' il migliore amico dell'uomo, suo prodotto di selezione, ma soprattutto e' quello che gli somiglia di piu'. a tale proposto, mi chiedo, quanto il pastore non sia anche egli un prodotto di selezione. Cassandra dice... sarei una maiala, se non fossi altro. :) e io si, sono nero. per mimetizzarmi con lo sfondo del blog...
Eliminabeeeeeeee, chissà se nel sistema solare gemello esiste una gemella di Cassandra e chissà se loro sono avanti a noi quel tanto che basta a farsi un'idea del proseguo?
RispondiEliminabasta capire che il prosieguo sta gia' qua, lo stiamo facendo. altro che farsene un'idea... :)
EliminaIl pastore è geneticamente selezionato e "culturalmente" modificato.
RispondiEliminascriveva un tale, tanti e tanti anni fa, che una cultura e' l'insieme delle repressioni perpetrate da e su un popolo in una determinata area geografica.
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