Se fossi un troiano, sarei Cassandra. Chi se ne frega degli eroi esagitati con tutte le loro fisime da Dei convinti che ostentano sapere, volere e tenacia? Sai che noia! Io voglio la resa davanti all’evidenza. Il miracolo senza cui non si puo’ stare. Io voglio un altare di pietra e pelli di bestie scannate. Conciate. E grezza, la lana, voglio intorno al collo. Voglio i velli e i confini del non ritorno. Voglio crescere come l’edera sui muri, voglio improvvisamente comparire. Come la bellezza sa fare, come tutti fingono di capire. Hai davanti quattro carte questa notte, ognuna e’ un destino. Ci sono quattro tarli diversi, c’e’ il fuoco del camino e Cassandra si piega in avanti e sorride allungando la mano. Prende dal tavolo un foglio di carta e i colori, e saluta con lo sguardo distratto. S’affaccia sospesa sul pozzo, infinito. Socchiude le labbra, non ha piu’ saliva. E qualcosa le parla, e’ una voce, sicuro, ma bisognerebbe provare. Qualcuno crede che attinga, mentre lei strilla, perche’ e’ la sua stessa vita a farle cosi’ tanto male. E nessuno la stima. Nessuno le dà retta. Nessuno le bacia la bocca rossa come la terra. Nessuno la trapassa senza lasciare impressioni, niente l’attraversa abbastanza in fretta. Cassandra ha gli occhi svelti che accolgono il tempo, e la neve e la legna e i turbini grigi sulla sciarpa, prima ancora che arrivi l’inverno.

Leave me alone, Cassandra


(immagine di copertina: Francesca Anita Modotti)

venerdì 10 agosto 2012

UN ASINO - CONGENITA 2


(Immagine dal web)



Quindi è legittimamente che mi chiedo, adesso, dove andremo a parare. E la trovo anche una domanda naturale. Tu no? Sei una strana creatura. Io invece mi sento come un fungo cresciuto in solitaria. Una sorta di chiodino isolato nella sterpaglia, tra i rovi e gli arbusti. A tratti, persino un asino che raglia, mi sembro, nella notte, a dismisura e anticipando il gallo. Infastidendo. Portando solo tormento e niente estasi, non un Michelangelo, non una Pietà in regalo, ma solo un infame male, in mezzo alla guerra, in mezzo al delirio di cani e porci, di papi e signorotti. Insomma, un Rinascimento senza nessuna rinascita. Del resto ognuno dona quel che ha, mi ripeto. Come se servisse una giustificazione all'incapacità. Questo penso, mentre stiamo dal medico.
Ci sono una decina di persone, in sala d'aspetto. E un caldo boia, non una brocca d'acqua, non un sorriso. Un po', nella scena, mi ci riparo. Almeno non sono il solo tirchio che nega un minimo di soccorso. Inadeguati tutti o fin troppo adeguati all'epoca.
La sala d'aspetto dello studio medico, dicevo, è divisa in due ambienti, con un arco alto in cartongesso nel mezzo. A terra il parquet è finto, e in un loculo che una volta doveva essere un armadio a muro, c'è una pianta alta, da scommetterci sopra se sia o no meno finta di tutto il resto. Mi sento nella testa la voce delle comari, dei parenti anziani e orgogliosi. Oh s'è laureato, adesso è dottore, una personalità importante. E anche lo studio, devi vedere che splendore. Sì abbiamo adattato casa della nonna, sfondato qualche muro. Con pochi soldi, lo ripeto: uno splendore. Roba da... ecco, appunto, da dottore. Davanti alla pianta c'è un vecchio addormentato. Seduto alla sedia, con gli occhiali da sole. Si muove più la pianta che lui, povera bestia, quando un raro alito di vento caldo fa capolino dalla finestra aperta. Quella, per fortuna, nessuno litiga sul caso di tenerla chiusa o spalancata. La gente non ha più voglia nemmeno di azzannarsi, pare. Apatica. Nemmeno si guarda. Era quasi meglio ai tempi miei, quando un po' di fiele ringalluzziva i peni e le ovaie. Quando c'era qualcosa da chiedere, quando ci interessavano le risposte, o le ossa rotte, o le porte. Insomma, quando a qualcuno interessava persino uscire. E non solo per marcare visita, per timbrare il cartellino e dire ecco, ci sono, belo con tutti voi anche io.
Poi arriva la segretaria e sembra invece che non si debbano più rimpiangere i tempi andati. Infatti arriva con il completo bianco, la gonna corta e attillata sopra un fisico da mozzarella. Bionda, manco fosse uscita da un film con Lino Banfi. Poi la guardi meglio e pensi che al limite dal set ha rubato solo il vestito. Che la Guida aveva di suo tutto un altro motivo. Questa ha 40 anni e una tipologia da conclamare, da santificare, da surgelare. Ecco, anche come mozzarella pare scaduta.
E alla fine, più tardi, ci ritroviamo al centro commerciale, perché è ovvio, tutto finisce al centro commerciale. Lavorare, incassare, fare la fila e comperare. Questo si che è timbrare il cartellino. Guardo uomini e donne con oggetti improbabili nel cellofan trascinarsi dall'uscita verso il parcheggio e penso al vecchio vegetale in sala d'aspetto. Mi sento tra i denti di due ingranaggi che si muovono a rilento. Ma inesorabili. Schiacciano. Il problema è che io non ce la faccio proprio a morire. Non me la sento di abdicare. Se solo mi guardo tra vent'anni, ecco, io tutto questo non lo posso accettare. Non me la sento nemmeno di condannarci i miei figli. Dite... perché hai figli? no. E forse non è un caso.
Prendere o lasciare, il sistema propone sempre un nuovo mazzo di carte. Almeno all'apparenza. Io lascio, lascio sempre. E non è perché sia migliore. E' che non ce la faccio proprio. E' un limite, incapacità. Un errore di valutazione. Quello che per tanti è un sedativo, a me resta solo come dolore. Dovrei avvelenarmi il cuore? Mi chiedo cosa ci sia di meglio di un posto ai margini del bosco, della vigna, persino di un fosso. Mi chiedo cosa ci sia di meglio che centellinarsi il pane, con una coperta smunta per quando viene il freddo, la sveglia del sole e la luna che illumina, anche fosse solo quel rottame che mi batte dentro al petto. Mi chiedo cosa ci sia di meglio che un pacco di fogli e una penna, e tutto, tutto, tutto quello che ti spetta, in termini di tempo. A te invece chiederei di farmi compagnia al lato del burrone. Ma che ne so io di cosa si nutre la tua mente? Che ne so io cos'è che vuole? Io, davvero, non so nemmeno più come si veste.

55 commenti:

  1. Una scelta tra una prigione fatta di apparenza e di ingranaggi che si muovono sempre allo stesso modo e una vita libera, che ad un occhio materiale, pare meno ricca, ma in realtà ha un valore enorme.
    Mi hai ricordato una canzone di Modugno, quando dice:
    "Ma guarda intorno a te
    che doni ti hanno fatto:
    ti hanno inventato
    il mare!
    Tu dici non ho niente
    Ti sembra niente il sole!
    La vita
    l'amore"

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    1. per Cassandra non e' un fatto di valore, o di maggiore o minore ricchezza. Cassandra mi dice che anche le scelte fatte per andare dietro a un agio, ormai sono talmente raffazzonate da sembrare ben piu' misere di un argine di vigna. cosa c'e' di ricco in oggetti in plastica chiusi in cellofan, in una assistenza sanitaria approssimativa se non negata che si risolve in una attesa dentro le sale d'aspetto, e basta quello? cosa c'e' di ricco nella sala d'aspetto col parquet finto?

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  2. Non c'è assolutamente nulla di ricco.

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  3. Penso spesso che passiamo buona parte del nostro tempo a lavorare per poi fare cosa ?? Spendere buona parte di ciò che guadagnano per acquistare oggetti inutili, che non fanno altro che ingombrare e riempire ogni spazio della nostra esistenza. Il rovescio della medaglia e' che dedichiamo molto più tempo ai doveri che ai piaceri. Eppure basterebbe così poco per essere felici...

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    1. in realta' se bastasse davvero poco lo saremmo tutti con facilita'. la realta' e' che c'e' una forza subdola e soverchiante che lavora per sfruttarci. talmente tanto soverchiante e subdola che e' in grado di farci interiorizzare i precetti della sconfitta. finisce che la chiamiamo vita, quella forza abominevole, e ci risolviamo in essa. e' evidente dal pensiero critico che non sappiamo portare al fondamento, che non sappiamo radicalizzare. siamo come i cani felici dell'osso concesso tra una bastonata e l'altra. sognamo il cibo in scatola e lottiamo per il diritto ad averne dal padrone.

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    2. Il problema e' proprio questo...essere felici non sarebbe difficile se solo riuscissimo a scardinare tanti processi mentali assurdi e fiumi di pensieri che si attorcigliano su se stessi e ci mandano in palla. Se riuscissimo a mettere a fuoco le vere priorita', le vere cose che contano. Io sono la regina delle seghe mentali. Seghe mentali di tutti i tipi. Ci sto lavorando...ce la faro' a liberarmene ??? Non so...vorrei solo essere un po' più egoista

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    3. secondo me uno si attorciglia sui pensieri a fiume, perche' quelli sgorgano e sbattono su solidi argini stretti. e' quello che fa l'infelicita'... la costrizione in vestiti troppo diversi da noi stessi. quali sono quei cardini imponenti contro i quali continuiamo ad andare a sbattere? in genere sono cose che uno, quando si autoindaga, nemmeno osa a mettere in discussione. probabilmente, al di qua di quel limite, e' tutto inutile. e non e' detto che oltre ci sia la felicita', eh...! per inteso.. :) pero' forse ci si sente molto meno stupidi nella propria eventuale infelicita'... :)

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    4. Applausi a scena aperta ! Dio quanto ci hai preso....sono io...mi hai descritta perfettamente...

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    5. e' facile. e' una condizione che viviamo tutti. chi piu' chi meno coscientemente. :)

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    6. A volte mi piacerebbe avere una mente meno complessa, meno articolata...più semplice. Sto sempre ad analizzarmi...capisco, comprendo i miei bisogni e ho paura di agire...non sempre, ma se so che a causa mia può soffrire qualcuno, non riesco a procedere. Piuttosto preferisco stare male io come un cane !

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    7. secondo me sottovalutiamo la capacita' di soffrire che hanno gli altri esseri umani... e poi a riprodurre infelicita' non e' che si puo' fare veramente felice qualcuno. :)

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    8. Ho pensato spesso anche a questo :))
      Ma mi leggi nella mente ?? :D

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  4. Il problema è che viviamo in un eterno spot pubblicitario e assimiliamo fin dalla nascita tutta una serie di messaggi, palesi o sapientemente occultati, che plasmano e continuano a plasmare le nostre menti e il nostro modello di vita. E rincorriamo costantemente dei falsi miti, credendo che poi possano portare alla felicità.

    Forse vado fuori tema, ma mi hai fatto anche ripensare anche ad un laboratorio che ho seguito non molto tempo fa sull'abuso pubblico della storia da parte delle società contemporanee, su come la politica usi e abusi degli eventi storici per piegarla ai suoi scopi e venga così pilotato il pensiero comune.

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    1. e' perfettamente in tema con Cassandra tutta (almeno un paio di etichette sono direttamente coinvolte dal problema storico e del passato/produzione-del-presente) e ultimamente anche con I motivi di un uomo. pero' direi che il problema nostro oggi al massimo puo' essere quello dello spot. in realta' il condizionamento attraverso i miti funzionali al potere e' un guaio con cui in ogni epoca ci siamo dovuti confrontare. in ogni epoca storicamente rilevante, almeno, visto che la Storia ha ovviamente escluso tutto cio' che permetterebbe una radicalizzazione della critica.

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    2. Il problema è che questi condizionamenti sono fortemente radicati e molto spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto di essere i soggetti passivi di tale azione.

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    3. hai voglia se sono radicati! comincia su ogni individuo sin da quando nasce. scriveva un tale, tanti anni fa, che la "cultura" e' l'insieme delle repressioni perpetrate sulle persone che nascono in un dato luogo geografico. forse esagerava? non lo so. pero' e' di questo genere di pensieri che abbiamo bisogno. se vogliamo mettere in discussione veramente qualcosa. cioe', considerare la cultura, ad esempio, anche in questo senso.

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    4. Forse non aveva tutti i torti se si considera la cultura di un determinato popolo (le persone che nascono in un determinato luogo geografico) come assoggettamento a regole e limiti.
      Regole e limiti che nascono come repressione degli istinti e della tendenza al proprio esclusivo soddisfacimento, ma che poi portano ad una forma di regolamentazione e controllo totale da parte del potere per assicurarsi vita perpetua.

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    5. a me piace pensare al sistema, prima ancora che al potere. ma, a parte questo si, e' come scrivi.

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    6. io tra l'altro non ci metterei solo gli istinti al mero soddisfacimento personale, nella lista dei reprimibili pro sistema.

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    7. e cosa altro metteresti?

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    8. beh l'autodeterminazione in genere. non e' necessariamente indirizzata all'esclusivo soddisfacimento. tra l'altro il lavoro del sistema sembra indirizzato piu' che altro ad esautorare. rubare e monopolizzare diritti e strumenti. cioe', non e' che in un sistema, per esempio, sia bandito l'esclusivo personale soddisfacimento. solo che l'individuo e' autorizzato a perseguirlo nei termini e nei modi che stabilisce il sistema. nella misura in cui serve al sistema. in realta' non col fine di autosoddisfare se stesso, ma con l'obiettivo piu' o meno celato di riprodurre il sistema. finche' al sistema serve.

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    9. Sì sì certo, diciamo che si viene limitati in ogni ambito, non per il nostro bene (come vorrebbero far credere), ma per far sì che il sistema rimanga in equilibrio e possa così autoperpetuarsi.

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    10. io non credo nell'uomo cattivo o nella cricca di uomini cattivi. diciamo che siamo incapaci di produrre altro che non quello che vediamo, e che chi ce lo fa vedere si arrende presto a riconoscere una sola realta'. e poi al limite si trova nella condizione di farcela pagare se per caso vediamo altro... :) in ogni caso, e per essere onesti comunque, io non lo so se in effetti il "nostro bene" si realizzerebbe, in ogni senso, altrimenti. me la sento, solo, di rischiare :)

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  5. ma (in)paziente e dottore poi si sono visti?
    sarà mica finita come succede a me che mi stresso così tanto ad aspettare il mio turno che quando arriva sono guaritissima?
    il clima poi sta cambiando così tanto che meridiani e paralleli sembrano un centrino su un vecchio comò.
    grandi cambiamenti, nuovi orientamenti, niente che meriti di venire "recuperato" quindi nessuna illusione che un nuovo ordine sistemi le cose.
    solo il caos può indicare dove e come, quando? mah!
    forse ci siamo dentro senza saperlo.

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    1. io lo so :) (si, si saranno visti. nella totale inutilita' del fatto...)

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    2. un altro obiettore?
      quello mio è a favore, dell'eutanasia, per esempio:)

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    3. si ma sara' a favore dell'eutanasia assistita e regolamentata. insomma... che gli porti una parcella. o il pizzo, non so bene come chiamarlo... :)

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    4. no, no, garantito è un tipo giusto:)
      comunque il prossimo post sulla cucina economica era previsto sulle erbe tossiche e letali che abbiamo nei prati;)

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  6. Di certo il tempo non è un prodotto di sintesi, hai detto bene!
    Ma.. guardati intorno.
    Hai davvero voglia di spendere il tempo che hai, trascinando un carrello metallico, con una musichetta idiota in sottofondo e riprenderti al volo la moneta?
    Se è quello del post la parte di vita che mi aspetta, preferisco rifugiarmi in un eremo e nutrirmi solo col mio pensiero.
    Oggi sto leggendo un libro di Pessoa sull'inqiuetudine, e più lo leggo, più capisco che poi non mi sbaglio molto.

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    1. ok per l'eremo. e siamo in due. cioe'... ci servono due eremi. e pure distanti. :) (per fortuna non tutti i dichiaranti poi l'eremo lo cercano... altrimenti qua intorno ci sarebbero gia' 300 persone...)

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    2. Il mio eremo prediletto si trova in Grecia, le famose Meteore, purtroppo sono vietate alle donne:(
      L'altra mia opzione è quel monastero in Tibet dove ti devono issare con una specie di cesta per quanto è inaccessibile.
      Spero non veniate fin lì......!!

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    3. in grecia alle meteore sono stato. troppa folla. in tibet no, ma se ti ci devono issare... anche li', troppa gente. io il mio monastero preferito non te lo dico dov'e'... per non correre il rischio :P

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  7. Per quanto merda sia, ci stiamo attaccati con le unghie e coi denti.
    Comperiamo vino in cartone negli hard discount, dove un tempo andavano gli extracomunitari, che il supermercato per gli italiani non ce lo possiamo più permettere.
    E'sconfortante che la speranza di vedere un minimo di dignitosa ribellione, sia legata al fatto che l'osso non ci viene più dato.

    E' sconfortante che questa catena di montaggio sia grosso modo il nostro unico lusso.

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    1. mmmmmm... che buona la merda sotto le unghie e tra i denti!!! :P

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  8. non sappiamo più cosa sia la generosità, quella che si dà per niente o per un grazie spontaneo, ieri dove lavoro io dovevamo montare una installazione per un evento nei prossimi giorni e la direttrice aveva messo a loro disposizione due tizi che rimanevano lì in straordinario, i due tizi hanno cominciato a dire agli installatori bla bla bla sul perchè non avevano avvisato prima così le pinze, i martelli ecc sarebbero stati già pronti, io chiedo volta per volta cosa vogliono e volta per volta, cioè quando se ne presenta la necessità, e non solo, io avrei dovuto tenere aperto il museo, Alla fine hanno montato tutto, non ci sarà il mio nome tra le collaborazioni scientifiche che mi faranno aumentare di grado o fare carriere che neanche esistono, ma mi sono presa un grazie sic et simpliciter dai due che montavano i manifesti. non sono migliore degli altri due, non mi importa del confronto, ma perchè complicare la vita agli altri quando con poco si può rendere più gradevole? non è questione di essere felici e neanche di stima o servilismo, io la chiamo generosità gratuita, è come quando ti offrivano un passaggio in autostop e ti offrivano anche da mangiare, persone che non hai più incontrato o le frittelle di cavolfiore che una donna mi offrì insistendo perchè le mangiassi su un treno di Boemia. senza nulla in cambio.

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    1. eh lo so che parlo lingua sconosciuta!!! anzi neanche parlo, perchè se non vendi qualcosa come vuoi che poi qualcun altro compri? non siamo pur sempre nell'era dell'econo.crazia? :P

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    2. certo che e' paradossale: nell'epoca della scienza economica, non solo non c'e' rimasto niente di gratuito, ma nemmeno piu' niente di economico... :P cmq e' gia' successo in passato. stai a vedere che riusciamo a... peggiorare le cose :P

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  10. ma perchè fughe eremi, isolamenti, così avrà vinto chi vuole lobotizzare il genere umano, nel nostro piccolo possiamo cambiare le cose insieme ad altri. Non è semplice ma neppure impossoibile.
    Si può andare al supermercato senza cadere nelle trappole pubblicitarie, ma godendosi un buon gelato lo stesso. Scegliere gli amici e dedicarsi a loro, reagire anche ad una piccola ingiustizia che domani può diventare la giustificazione di una più grande. Vedo sin troppe persone per lavoro, la solitudine mi tenta, sto bene con me stessa, il mondo mi stanca ogni giorno in modo sfinente, epppure anche contro una parte di me stessa, non credo che scappare sia scelta migliore, ma prendondo qualcuno per mano andare avanti senza condizionamenti può essere una grande ribellione. Per il riposo del guerriero c'è sempre un sofà accogliente e morbido miaoooooooùùùùùùùùùùùù

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    1. perche' eremi e isolamenti?! ma per frescura e silenzio, ovviamente... :)

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  11. se per quello, mi scelgo allora un bel faro con tempesta incorporata

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  12. a ognuno il suo! (ma sai che ho cercato, qualche anno fa, anche quella possibilita'? non hai idea di quanto sia difficile andare ad abitare in un faro. in uno con una tempesta perpetua, poi....)

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  13. se fosse stato facile non era più un desiderio di fuga lontana probabilmente. ah la tempesta tempestosa è indispensabile, non si accettano proposte alternative.

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    1. ah ecco: un desiderio di fuga. non un progetto di vita. vedi? anche quando parliamo di eremi, parliamo di due cose molto differenti io e te. per me il ciglio di un burrone non e' una fuga. e' aria fresca. non e' resa. e' resistenza. ma la tua mente io non so nemmeno come si veste.

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  14. Compagnia al lato d burrone?? Senza neppure sapere di che si nutre la sua mente??

    Il tizio ha bisogno di uno bravo, che questo medico credo sia troppo flaccido.

    OV

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    1. il tizio fa volentieri a meno di un medico. anche fosse tonico. piu' o meno come tu fai a meno di un maestro elementare... :)

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  15. lascia lascia...è prezioso il tuo posto ai margini del bosco :-)

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    1. e quello, il bosco, si sposta sempre... tocca stare sempre in viaggio... :)

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  16. questo è bellissimo...! :-)
    sai...secondo me se l'umanità avesse mantenuto il suo carattere nomade sarebbe molto migliore...niente confini, niente sensi di proprietà, niente razzismi perchè tutti della stessa razza vagante sulla terra...

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    1. e come non essere d'accordo? e' evidente, l'agricoltura, la stanzialita', hanno rotto il metro e la misura. se ci espandiamo e ci moltiplichiamo al di sopra delle naturali possibilita', e' perche' facciamo le piante, ma siamo animali. no? :) grande Luisa.

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  17. sì...siamo animali e facciamo le piante...è verissimo...!! :-) grande Kap...

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