Se fossi un troiano, sarei Cassandra. Chi se ne frega degli eroi esagitati con tutte le loro fisime da Dei convinti che ostentano sapere, volere e tenacia? Sai che noia! Io voglio la resa davanti all’evidenza. Il miracolo senza cui non si puo’ stare. Io voglio un altare di pietra e pelli di bestie scannate. Conciate. E grezza, la lana, voglio intorno al collo. Voglio i velli e i confini del non ritorno. Voglio crescere come l’edera sui muri, voglio improvvisamente comparire. Come la bellezza sa fare, come tutti fingono di capire. Hai davanti quattro carte questa notte, ognuna e’ un destino. Ci sono quattro tarli diversi, c’e’ il fuoco del camino e Cassandra si piega in avanti e sorride allungando la mano. Prende dal tavolo un foglio di carta e i colori, e saluta con lo sguardo distratto. S’affaccia sospesa sul pozzo, infinito. Socchiude le labbra, non ha piu’ saliva. E qualcosa le parla, e’ una voce, sicuro, ma bisognerebbe provare. Qualcuno crede che attinga, mentre lei strilla, perche’ e’ la sua stessa vita a farle cosi’ tanto male. E nessuno la stima. Nessuno le dà retta. Nessuno le bacia la bocca rossa come la terra. Nessuno la trapassa senza lasciare impressioni, niente l’attraversa abbastanza in fretta. Cassandra ha gli occhi svelti che accolgono il tempo, e la neve e la legna e i turbini grigi sulla sciarpa, prima ancora che arrivi l’inverno.

Leave me alone, Cassandra


(immagine di copertina: Francesca Anita Modotti)

domenica 22 gennaio 2012

CONTROLLO DEMOGRAFICO ED ALTRI IMPROBABILI PIANI


(Fotografia di Francesca Anita Modotti)





"Si consiglia, allo scopo, di liberarsi d'ogni vestito e seguire il tipo barbuto pieno di pesci e peni."
(NARKOTIKA E LE SUE FIGLIE, La cruna dell'ago)




Lasciami aperta almeno una porta, e salvami da questo spavento di sassi e concime piovuto dal cielo. Che io possa ripararmi in un portone, o in una grotta, o dietro gli alberi di fico quando inquinano il sapore di tutto ciò che cucini. Amici non saremo mai, c'è poco da fare, dato che le lumache segnano il passo loro con una scia di bava, ed io non so esimermi dall'osservare. Hanno famiglie praticanti in fedi posticce, raffazzonate, imbellettate, e gli accessori li comperano dai rigattieri, scegliendoli tra i più kitsch e impolverati. Coriandoli rosa, fucsia e bianchi, verde pistacchio, corolle blu elettrico. Mi fermo davanti a uno sgabello che al posto dei piedi ha enormi corna di toro. Il rigattiere s'avvicina, sorride e dice jolie... io lo guardo, sorrido e rispondo, macabreLes histoires macabre di Leroux mi scuotono bene dai piedi, come da bambino fece mia madre, per salvarmi dal soffocamento. Avevo ingoiato un pezzo di caramella tutto intero, ed ero ormai viola quando mi salvò. Kitsch anche io. Allora venne il freddo, perché era giusto il mese di dicembre, e da quel momento in poi non la smisi mai di sentirne. E adesso tu, forza, lasciami aperto almeno uno spiraglio, un sorriso, una portiera di macchina, un cofano. Squarciami la gola. Una sera correvo per L'Aquila ancora intatta, e cercavo un posto dove ripararmi dal gelo. Ero partito da Roma come si parte per la vita. Con una preparazione da nulla. Poca pelle, niente calli, un cordone mozzato e niente altro da fare se non piangere per abituarsi ad aver smarrito le branchie. Così mi cucii addosso il sorriso, poiché le macchine erano tutte serrate, e mi ficcai in un pub, e lì il fratello maggiore di De Gregori mi spiegò come aveva scritto la canzone su Girardengo e come il consanguineo famoso ci avesse messo anni a cantargliela. E tu no, non mi lasci aperto nessun portone, perché dici che avrei fatto bene a calcolare l'esatto momento in cui arrivare al mondo e che già quell'altro, nella mangiatoia, avrebbe benissimo potuto farsi i conti, e scendere magari in luglio, e in una spiaggia leccese. E di giorno magari, senza troppo stare lì a menarla sulla cattiveria del mondo e sugli uomini da salvare. Da redimere. Ecco, cosa pretenderesti? Che si facesse l'amore solo per tre mesi l'anno? Per non rischiare di partorire sotto la neve? Il cervello fa conti senza l'oste, è questa la verità. Dammi un consiglio. Anzi no, dato che di quelli sei prodiga a dismisura.. dammi un parere. Secondo te faccio bene a smarrire il nesso tra il tuo sedere e la motivazione a seguirti? Secondo te faccio male a scordarmi che t'amai, t'amò, t'amasti e niente più che questo? Secondo te fanno bene i figli a piovere come sassi e letame dal cielo, quando meno te lo aspetti e senza tenere conto del dove colgono e del dove sbottano e del dove affossano? Dammi un bacio, dico, dammi solo un bacio. Di nuvole questo inverno è già pieno e sappiamo bene entrambi che volare ha le sue radici insondabili, le sue superflue spiegazioni variabili. E che dire e fare e scopare, sono verbi senza senso abitanti in semplici azioni. E fuori da quelle non fanno che appassire.

2 commenti:

  1. Mi piace qui.
    mi piace come mi accoglie...sembra casa.

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    1. ci avrei scommesso che ti sarebbe piaciuta la casa di Cassandra.. :)

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