"Si consiglia, allo scopo, di liberarsi d'ogni vestito e seguire il tipo barbuto pieno di pesci e peni."
(NARKOTIKA E LE SUE FIGLIE, La cruna dell'ago)
Lasciami
aperta almeno una porta, e salvami da questo spavento di sassi e concime
piovuto dal cielo. Che io possa ripararmi in un portone, o in una grotta, o
dietro gli alberi di fico quando inquinano il sapore di tutto ciò che cucini.
Amici non saremo mai, c'è poco da fare, dato che le lumache segnano il passo
loro con una scia di bava, ed io non so esimermi dall'osservare. Hanno famiglie
praticanti in fedi posticce, raffazzonate, imbellettate, e gli accessori li
comperano dai rigattieri, scegliendoli tra i più kitsch e impolverati.
Coriandoli rosa, fucsia e bianchi, verde pistacchio, corolle blu elettrico. Mi
fermo davanti a uno sgabello che al posto dei piedi ha enormi corna di toro. Il
rigattiere s'avvicina, sorride e dice jolie... io lo guardo,
sorrido e rispondo, macabre. Les histoires macabre di
Leroux mi scuotono bene dai piedi, come da bambino fece mia madre, per salvarmi
dal soffocamento. Avevo ingoiato un pezzo di caramella tutto intero, ed ero
ormai viola quando mi salvò. Kitsch anche io. Allora venne il freddo, perché
era giusto il mese di dicembre, e da quel momento in poi non la smisi mai di
sentirne. E adesso tu, forza, lasciami aperto almeno uno spiraglio, un sorriso,
una portiera di macchina, un cofano. Squarciami la gola. Una sera correvo per
L'Aquila ancora intatta, e cercavo un posto dove ripararmi dal gelo. Ero
partito da Roma come si parte per la vita. Con una preparazione da nulla. Poca
pelle, niente calli, un cordone mozzato e niente altro da fare se non piangere
per abituarsi ad aver smarrito le branchie. Così mi cucii addosso il sorriso,
poiché le macchine erano tutte serrate, e mi ficcai in un pub, e lì il fratello
maggiore di De Gregori mi spiegò come aveva scritto la canzone su Girardengo e
come il consanguineo famoso ci avesse messo anni a cantargliela. E tu no, non
mi lasci aperto nessun portone, perché dici che avrei fatto bene a calcolare
l'esatto momento in cui arrivare al mondo e che già quell'altro, nella
mangiatoia, avrebbe benissimo potuto farsi i conti, e scendere magari in luglio,
e in una spiaggia leccese. E di giorno magari, senza troppo stare lì a menarla
sulla cattiveria del mondo e sugli uomini da salvare. Da redimere. Ecco, cosa pretenderesti?
Che si facesse l'amore solo per tre mesi l'anno? Per non rischiare di partorire
sotto la neve? Il cervello fa conti senza l'oste, è questa la verità. Dammi un
consiglio. Anzi no, dato che di quelli sei prodiga a dismisura.. dammi un
parere. Secondo te faccio bene a smarrire il nesso tra il tuo sedere e la
motivazione a seguirti? Secondo te faccio male a scordarmi che t'amai, t'amò,
t'amasti e niente più che questo? Secondo te fanno bene i figli a piovere come
sassi e letame dal cielo, quando meno te lo aspetti e senza tenere conto del
dove colgono e del dove sbottano e del dove affossano? Dammi un bacio, dico,
dammi solo un bacio. Di nuvole questo inverno è già pieno e sappiamo bene
entrambi che volare ha le sue radici insondabili, le sue superflue spiegazioni
variabili. E che dire e fare e scopare, sono verbi senza senso abitanti in
semplici azioni. E fuori da quelle non fanno che appassire.
Mi piace qui.
RispondiEliminami piace come mi accoglie...sembra casa.
ci avrei scommesso che ti sarebbe piaciuta la casa di Cassandra.. :)
Elimina