Se fossi un troiano, sarei Cassandra. Chi se ne frega degli eroi esagitati con tutte le loro fisime da Dei convinti che ostentano sapere, volere e tenacia? Sai che noia! Io voglio la resa davanti all’evidenza. Il miracolo senza cui non si puo’ stare. Io voglio un altare di pietra e pelli di bestie scannate. Conciate. E grezza, la lana, voglio intorno al collo. Voglio i velli e i confini del non ritorno. Voglio crescere come l’edera sui muri, voglio improvvisamente comparire. Come la bellezza sa fare, come tutti fingono di capire. Hai davanti quattro carte questa notte, ognuna e’ un destino. Ci sono quattro tarli diversi, c’e’ il fuoco del camino e Cassandra si piega in avanti e sorride allungando la mano. Prende dal tavolo un foglio di carta e i colori, e saluta con lo sguardo distratto. S’affaccia sospesa sul pozzo, infinito. Socchiude le labbra, non ha piu’ saliva. E qualcosa le parla, e’ una voce, sicuro, ma bisognerebbe provare. Qualcuno crede che attinga, mentre lei strilla, perche’ e’ la sua stessa vita a farle cosi’ tanto male. E nessuno la stima. Nessuno le dà retta. Nessuno le bacia la bocca rossa come la terra. Nessuno la trapassa senza lasciare impressioni, niente l’attraversa abbastanza in fretta. Cassandra ha gli occhi svelti che accolgono il tempo, e la neve e la legna e i turbini grigi sulla sciarpa, prima ancora che arrivi l’inverno.

Leave me alone, Cassandra


(immagine di copertina: Francesca Anita Modotti)

martedì 31 gennaio 2012

GENIO


(Foto dal web)





Dormo talvolta inclinato di lato alla slitta. Mi dondolano i cani, mugolando alla tormenta. Fuori dalla pelle, ho due giacche in fibra e un sacco a pelo rosato. Fuori dal pelo, ho una camera d'aria, e una tenda da alta montagna. 
La notte spaventa i piccioni almeno quanto spaventa gli umani. Ci sono tarli ignoranti che invece non hanno paura, ma solo incoscienza. E c'è il coraggio, sì, il coraggio. Ma non saprei bene dove cercarlo, ne' tanto meno come trovarlo se ne avessi l'urgenza. Probabilmente, dopo averlo scovato, ne scoprirei vuoto il serbatoio. Perché quello, il coraggio, è un esercizio da compiere con costanza. Non si inventa, non si fabbrica, non si guadagna. 
Se uscisse dalle tue mani un genio, cosa gli chiederesti? Quali maestrie? Quali possedimenti? Mi guardi e dici, una lancia che arrivi volando da qui al nuovo mondo. Poi ci rifletti un secondo, valutando quanto convenga la difesa all'attacco, e sostituisci la lancia con una armatura su cui nessuna spada riesca a fare breccia. 
Tua moglie sorride, e pare tua sorella. Lei vorrebbe per te due braccia forti e gentili, utili dal giorno alla sera. E per sé vorrebbe un coltello affilato che stia tutto in una mano. Per suggerire al giullare quando trasalire, quando rotolarsi sulla testa, e quando entrare piano.

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