Se fossi un troiano, sarei Cassandra. Chi se ne frega degli eroi esagitati con tutte le loro fisime da Dei convinti che ostentano sapere, volere e tenacia? Sai che noia! Io voglio la resa davanti all’evidenza. Il miracolo senza cui non si puo’ stare. Io voglio un altare di pietra e pelli di bestie scannate. Conciate. E grezza, la lana, voglio intorno al collo. Voglio i velli e i confini del non ritorno. Voglio crescere come l’edera sui muri, voglio improvvisamente comparire. Come la bellezza sa fare, come tutti fingono di capire. Hai davanti quattro carte questa notte, ognuna e’ un destino. Ci sono quattro tarli diversi, c’e’ il fuoco del camino e Cassandra si piega in avanti e sorride allungando la mano. Prende dal tavolo un foglio di carta e i colori, e saluta con lo sguardo distratto. S’affaccia sospesa sul pozzo, infinito. Socchiude le labbra, non ha piu’ saliva. E qualcosa le parla, e’ una voce, sicuro, ma bisognerebbe provare. Qualcuno crede che attinga, mentre lei strilla, perche’ e’ la sua stessa vita a farle cosi’ tanto male. E nessuno la stima. Nessuno le dà retta. Nessuno le bacia la bocca rossa come la terra. Nessuno la trapassa senza lasciare impressioni, niente l’attraversa abbastanza in fretta. Cassandra ha gli occhi svelti che accolgono il tempo, e la neve e la legna e i turbini grigi sulla sciarpa, prima ancora che arrivi l’inverno.

Leave me alone, Cassandra


(immagine di copertina: Francesca Anita Modotti)

mercoledì 1 febbraio 2012

DURI E PURI


(Fotografia di Francesca Anita Modotti)





La prima linea costava cara. Da mantenere. Perché sì, ispirarsi a Serse era stato affascinante, ma dire che fosse stato anche produttivo, beh, certo non si poteva. Del resto anche quando fu nel carnaio delle Termopili, erano bastati pochi spartani a impedire il passaggio dell'enorme macchina da guerra persiana. Ci avevano perso la guerra quelli, appresso a pomposità come la definizione di Immortali, o generi di altre frasi quali "abbiamo la forza e il numero dalla nostra parte". Certo! Quindici giorni bloccati su di un passo con la sola strategia di ammassare carne e morti all'imbocco stretto, erano stati addirittura sufficienti a portare il miracolo a compimento. E prima la costellazione di polis s'era fatta massa unica, e poi s'era armata e organizzata. Quindi mantenere la prima linea così agguerrita, era stata una spesa esorbitante, ma più che altro rovinosa. Si spendono energie e soldi alle volte senza fallire. Invece altre volte si spende tutto quello che si ha, invano. E allora non resta che afflosciarsi. Il tempo non ha che una regola: passa. Quello passa e non sai mai cosa produce. Per questo è bene considerare che la Terra gira, che oggi è estate ma domani non lo sarà, e che anche l'universo in qualche modo si muove. E muovendosi lascia scarse briciole alla speranza. E' vero, al contrario della strategia opulenta persiana, la speranza sopravvive anche mangiando i cocci e la polvere. Ma il fatto è che il tempo ha la sua regola, e anche la polvere alla fine finisce. Così in genere è buon costume prendere il proprio orgoglio e masticarlo come si fa col mastice. E lasciarsi febbricitanti fissazioni alle spalle. E' bene socchiudere gli occhi e non pompare, non gonfiarsi, non allettarsi con splendide parole senza senso. E dichiararsi osceni, se si è così. O cretini. O vasi di vetro, o vasi di ferro, o vasi da notte. E' meglio, di sicuro è meglio, mangiare la neve quando cade, e bearsi del sole quando si è giovani. Quando la tintarella ha il suo bel motivo d'essere, e non c'è ancora sulla pelle nessuna ruga, nessuna linea scavata dagli anni. E' bene conservare le suppliche per quando non ci sarà altro da spendere che quelle, e fare di tutta l'erba un fascio quando la corsa impazza, la curva stringe e hai solo un minuto per scegliere. Così la prima linea costava cara, da mantenere. E non era più tempo di teatrini e commedie, ne' di tragedie, ne' di attori che al sipario pigliano applausi, pochi soldi e pagano il conto di un principio. O di uno stile. O di un vestito. O di un'epoca che ormai nemmeno gli appartiene più.

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