Se fossi un troiano, sarei Cassandra. Chi se ne frega degli eroi esagitati con tutte le loro fisime da Dei convinti che ostentano sapere, volere e tenacia? Sai che noia! Io voglio la resa davanti all’evidenza. Il miracolo senza cui non si puo’ stare. Io voglio un altare di pietra e pelli di bestie scannate. Conciate. E grezza, la lana, voglio intorno al collo. Voglio i velli e i confini del non ritorno. Voglio crescere come l’edera sui muri, voglio improvvisamente comparire. Come la bellezza sa fare, come tutti fingono di capire. Hai davanti quattro carte questa notte, ognuna e’ un destino. Ci sono quattro tarli diversi, c’e’ il fuoco del camino e Cassandra si piega in avanti e sorride allungando la mano. Prende dal tavolo un foglio di carta e i colori, e saluta con lo sguardo distratto. S’affaccia sospesa sul pozzo, infinito. Socchiude le labbra, non ha piu’ saliva. E qualcosa le parla, e’ una voce, sicuro, ma bisognerebbe provare. Qualcuno crede che attinga, mentre lei strilla, perche’ e’ la sua stessa vita a farle cosi’ tanto male. E nessuno la stima. Nessuno le dà retta. Nessuno le bacia la bocca rossa come la terra. Nessuno la trapassa senza lasciare impressioni, niente l’attraversa abbastanza in fretta. Cassandra ha gli occhi svelti che accolgono il tempo, e la neve e la legna e i turbini grigi sulla sciarpa, prima ancora che arrivi l’inverno.

Leave me alone, Cassandra


(immagine di copertina: Francesca Anita Modotti)

venerdì 27 gennaio 2012

IL NATURALE CORSO DEGLI EVENTI


(Fotografia di Francesca Anita Modotti)






"Gli elementi semplici non definiscono il dolore e non si prepara il te per il proprio assassino."
(NARKOTIKA E LE SUE FIGLIE, Elementi)




Come mi è cara la tua pelle venduta prima ancora di aver caricato il fucile! Come mi è cara la tua fronte, imperlata da piccole gocce di sudore raccolte qui, sulle labbra, sul freddo battuto di aglio e arenile. Ecco, sbatti come l'onda sulla roccia, a volte. A volte porti via il dolore sul petto e lo assumi a croce. E come mi è cara questa voce maestra di via e di vita e di altre abilità da fabbro o falegname! Come mi è caro questo credito che mi strappi e che ti pianti sul cuore imperfetto! A letto, solo a letto, facciamo l'amore. Perché ci sono le viole, perché nevica o perché fuori piove. E anche quando c'è troppo sole, nulla cambia, tutto ristagna, tutto si appiccica alla pelle, come i capelli, i peli e le ciglia. E a gocce coli sul mio sesso, e io, infetto, in difetto, in un prospetto, mi allaccio gli anfibi e continuo a marciare. Che dire, avrei preferito non cominciare. Non guardare. Perdere pezzi di te. Avrei preferito non mi facessero così tanto male. E adesso? Adesso cosa voglio? Voglio sapere...? Quel che conta, alla fine già lo so. Perché i conti non tornano mai e le liste sanno solo variare il numero degli elementi. Cose da togliere, cose da sommare. Quindi se ti va comincia.. ma sappi che se inizi, questa corsa di suo non si potrà fermare. Se chiami un nome, se lo chiami "odio", "noia", "rancore" e "amore" (perché no? persino se lo chiami "amore"), tutto tace e da solista quello canta. Ma se osi numerare, se osi dire, ecco, questo è il primo, allora subito un secondo numero sorgerà dal niente e comincerà a spingere. O a tirare. E allora dimmi cosa mi nascondi o nascondilo meglio. Ti guardo, è sera, la cena profuma dal forno e tu mi aspetti. Sullo sfondo, lì sullo sfondo, pratiche verginali assumono ruoli lasciati vaganti da altri costumi già lisi e archiviati negli annali. Tutto questo cosa importa, mi dici? Come se portare pezzi di carne marchiati fosse un più parco intento povero di carboidrati e proteine. Come se non ci fosse crescita, né passato né presente, ma solo avvenire. Avvienimi incontro allora, sussurro. E ti spio, seduta, mentre scruti l'orizzonte. E le patate sono pronte, la salsiccia sfrigola nella teglia. Non siamo vegetariani, non siamo amici, non siamo nemmeno cani. Bruchiamo, è vero, qualche volta in praterie dove sterminate teorie miagolano e ruggiscono a seconda della migliore o peggiore riuscita del mascheramento. E invece? Invece non c'è guadagno in nessuna messa, in nessun prete. Ecco, ti direi, non facciamoci la guerra. Facciamoci l'amore, facciamoci il colore ai capelli. Ti proporrò due stelle d'avanzo, quel che resta della colazione più il residuo povero del pranzo. Guardo l'orizzonte. Lì dove indichi e sorridi. Dici... lì cadranno le bombe.

14 commenti:

  1. difficile non numerare (Cinzia)

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  2. @Cinzia difficile come tutto cio' che e' fuori dal sistema di vita che adottiamo ed in cui cresciamo. e che PRODUCIAMO vivendo in questo modo. del resto basta sapere. sapere che si produce la realta' che ci produce. ecco, va bene anche la rassegnazione, eventualmente :)

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  3. L'inevitabile corso degli eventi. (sucre)

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  4. @sucre.... porca miseria :)
    ps
    prossimamente ti cito in un post :)

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  5. Speriamo non sia nulla di grave... :-) (sucre)

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  6. conosco una linea
    continua
    per niente retta, costellata di punti,
    come stelle...
    alcuni tratti sono a volte marcati,
    altri quasi invisibili
    da sola
    guardo le stelle
    e a tratti mi tieni la mano
    nessuno è primo
    neanche ultimo

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  7. tu osservi la realtà e ne trai conclusioni...Cosa rara....

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    1. e' cosa semplice e probabilmente comune ai piu'. magari cambia il punto da cui si osserva o cambiano le conclusioni che si traggono. ma Cassandra e', in finale, una bambina semplice... :)

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  8. ...la differenza tra Cassandra e i più è che lei le conclusioni le trae dalla sua testa, i più invece sfruttano quelle preconfezionate, pronte per l'uso... :-)

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    1. Cassandra e' una bambina semplice, ma speciale. ai piu' risulta addirittura inquietante... :) del resto c'e' chi fugge anche da cio' che vede e si nega le conclusioni che ne trae...

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  9. sì...Cassandra è così... :-)
    e certo..c'è gente che si benda appositamente per sbattere il naso...

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