Se fossi un troiano, sarei Cassandra. Chi se ne frega degli eroi esagitati con tutte le loro fisime da Dei convinti che ostentano sapere, volere e tenacia? Sai che noia! Io voglio la resa davanti all’evidenza. Il miracolo senza cui non si puo’ stare. Io voglio un altare di pietra e pelli di bestie scannate. Conciate. E grezza, la lana, voglio intorno al collo. Voglio i velli e i confini del non ritorno. Voglio crescere come l’edera sui muri, voglio improvvisamente comparire. Come la bellezza sa fare, come tutti fingono di capire. Hai davanti quattro carte questa notte, ognuna e’ un destino. Ci sono quattro tarli diversi, c’e’ il fuoco del camino e Cassandra si piega in avanti e sorride allungando la mano. Prende dal tavolo un foglio di carta e i colori, e saluta con lo sguardo distratto. S’affaccia sospesa sul pozzo, infinito. Socchiude le labbra, non ha piu’ saliva. E qualcosa le parla, e’ una voce, sicuro, ma bisognerebbe provare. Qualcuno crede che attinga, mentre lei strilla, perche’ e’ la sua stessa vita a farle cosi’ tanto male. E nessuno la stima. Nessuno le dà retta. Nessuno le bacia la bocca rossa come la terra. Nessuno la trapassa senza lasciare impressioni, niente l’attraversa abbastanza in fretta. Cassandra ha gli occhi svelti che accolgono il tempo, e la neve e la legna e i turbini grigi sulla sciarpa, prima ancora che arrivi l’inverno.

Leave me alone, Cassandra


(immagine di copertina: Francesca Anita Modotti)

martedì 14 febbraio 2012

PER QUANTO VALE


(Tartaruga di passaggio, Eri Haka)




La solitudine è un comando a distanza, un timer regolato sull'ora del suicidio. Imposti la data, inconsciamente, e lasci che il ticchettio si insegua per tutto lo spazio che manca. Qualcuno ci gioca su, ci scommette, ci cuce paradossi simpatici, mettendo nello stesso pentolone Achille e la sua nemica tartaruga. Altri ci cantano canzoncine per i bambini, mentre quelli, a ogni scatto della lancetta, infilano dischi in vinile nei colorati mangiacanzoni, e poi impiastricciano cd, o schiacciano grossi bottoni su tavolate di elettricità ultrasicura, e oltre digitano coi tronchetti teneri, coi ceppetti, su minuscoli jubox, fino forse a regolarsi da soli e senza arti, con microchip piantati nel cervello. In tutto questo la solitudine ti racconta la favola, ed è sempre la stessa. Quanto costa ascoltarla, l'ignori, perché il conto è alla fine, mentre il conteggio è durante. Ancora una volta sei distante, e non ti interessa. O ti interesserebbe anche, se ne avessi da raccontare pure tu, come quei vecchi cantastorie tutti badile e cemento. Le damigelle sorridono al ballo, le cortigiane anche a letto. Le puttane ridono sguaiatamente invece, e non serve cercare di portar via loro quel libero arbitrio, Perché se ne curano bene, se lo conservano. Io mi conservo il diritto, ma prima ancora la possibilità, di morire come farebbe un cane. Di freddo e senza un lamento, o anche piangendo, per quel che conta, per quanto vale. Alla fine, che fine non si chiama, ma qui io scrivo e quindi qui io tutto posso, mi fanno ridere le piccole soddisfazioni macabre che sbirri e torturatori si affannano a prendersi. Come un osso. Seppellirne per i tempi più bui, fare della vita un ricatto, che tanto poco conta, è come arrampicarsi su uno specchio. Passa un alito di fiato, l'appanna, ed è già finito l'inverno.

18 commenti:

  1. Achille??? che ha fatto il figliolo di Teti?
    ma la mail dov'è?
    ho una curiosità, come faccio a scriverti senza farlo qui?

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    1. la mail non c'e' :) scelta oculata.... in quanto ad achille... non faccio la spia :))

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  2. la favola è sempre la stessa...e non vale quel che vale.

    un saluto.

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    1. vale il tempo di un sospiro. il conto e' alla fine, e probabilmente non ci riguarda, almeno come individui.

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    2. il conto lo paghiamo già ora...almeno secondo la mia prospettiva.

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  3. Per quanto vale la solitudine è un punto di partenza. Ci sono attimi in cui tutto è buio e silenzioso, altri in cui tutto è in divenire. A quel punto non resta che sorridere..

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  4. ah beh, dall'interno di un sistema tutto puo' sembrare vero ma nulla eì' verificabile se non da un esterno :) insomma, per quanto possa sembrare, e per definizione, i conti si fanno alla fine... :)

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  5. ps per ln almeno questo e' cio' che mi ha detto Cassandra... :)

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  6. la solitudine di Cassandra è la più intensa....

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    1. chissa' cos'e' l'intensita' per la solitudine.... che dici te?

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  7. ...la solitudine ha l'intensità che deriva dall'incomprensione, dalla consapevolezza di non poter essere capiti...mai...
    almeno secondo me :-)

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    1. e' una buona prospettiva sulla provenienza dell'intensita'. ma cos'e' l'intensita' della solitudine? sempre secondo te... una quantita' di qualcosa, un grado di assenza di altro, o la qualita' di altro ancora..? o altro che non so...?

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  8. ...è la quantità di isolamento che si percepisce intorno...la quantità di distanza tra noi e gli altri...

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    1. merci grande Luisa... :) (a quanto sta la tua percezione di intensita' in fatto di solitudine?)

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  9. ma grazie a te grande Kap !! :-)
    ...la mia percezione di intensità in fatto di solitudine in certi periodi della mia vita è stata a dei livelli piuttosto alti...Per esempio quand'ero ragazzina, timida e isolata, senza amici....
    E poi anche in seguito: l'incomprensione da parte di chi ti vive vicino e dovrebbe capirti ( o almeno così tu pensi che dovrebbe essere...) ti fa percepire una solitudine infinita...Per fortuna le une sono cose passate, le altre superate anche perchè ho imparato a conviverci, a non dare troppo peso...a trovare altri modi per sentirmi compresa, gratificata :-)

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    1. ho un racconto che si chiama Pandora. prima o poi magari lo posto. amnche se e' un tantino lungo per un blog.... :)

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  10. sì, dai... lo leggerò molto volentieri... :-)
    grazie, ciao

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