In
superficie non si riconoscono perché sono troppo ripiegati su loro stessi. Come
le creste dei cavalloni, precipitano sulla spiaggia a testa bassa, corna contro
lame di spada.
In
superficie, e sopra i banchi, sono due teste come tante, sfocate nei ricordi e
nei pensieri.
Arrivano in
ritardo, i primi.
Arrivano
inopportuni, i secondi.
Del resto
le lumache si nascondono nel guscio al primo accenno di pericolo, alla prima
variazione faunistica nell'ambiente. Come, d'altronde, intere vite stanno
comodamente rinchiuse in giorni, in momenti, in complicità cercate altrove, con
l'inganno superfluo del non volersi dire, ah ecco, questa difficoltà
che ho nel guardarti mi assale. La paura mi arrende. Così è sotto i
tavoli che avviene tutto ciò che realmente avviene, quello che non si dice,
quello che non si fa. E' sotto i banchi che le mani si intrecciano, in
profondità. Con la febbre sincera di trovare carne come carne vuole, e ossa e
sangue e muscoli. E tendini vogliosi d'essere tirati, e dita vogliose di essere
intrecciate, strusciate, disegnate su carta bianca mentre lei dice tieni
ferma la mano sul foglio, e sorride del gioco. E già sa che poi a casa sarà
meglio di una fotografia, quella sagoma.
Intanto, in
superficie, continuano a non riconoscersi e attendono ancora il buio perché è
nel buio che tutto sboccia, inesorabile, nell'immediato, lì dove i volti sono
temperatura e odore, lì dove l'odore e la temperatura non possono mentire.
Nessuna maschera copre l'umido che le investe il ventre. Legami gli
dice lei, e lo fa col corpo, chinata fin nell'angolo più remoto dei desideri.
Nessuna struttura potrebbe contenere la forma incantata dal sotterfugio.
Due zanne
strappano la carne, nel buio, distratte le apparenze.
Malgrado
questo, domani, nulla sembrerà differente.
addirittura?
RispondiEliminaanzi, magari!
cioè, vabbhè sto zitta:)
cospiri?
Eliminaspiro boccheggio
Eliminasonaglio e sputo:)
click
io boccaglio...
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