Se fossi un troiano, sarei Cassandra. Chi se ne frega degli eroi esagitati con tutte le loro fisime da Dei convinti che ostentano sapere, volere e tenacia? Sai che noia! Io voglio la resa davanti all’evidenza. Il miracolo senza cui non si puo’ stare. Io voglio un altare di pietra e pelli di bestie scannate. Conciate. E grezza, la lana, voglio intorno al collo. Voglio i velli e i confini del non ritorno. Voglio crescere come l’edera sui muri, voglio improvvisamente comparire. Come la bellezza sa fare, come tutti fingono di capire. Hai davanti quattro carte questa notte, ognuna e’ un destino. Ci sono quattro tarli diversi, c’e’ il fuoco del camino e Cassandra si piega in avanti e sorride allungando la mano. Prende dal tavolo un foglio di carta e i colori, e saluta con lo sguardo distratto. S’affaccia sospesa sul pozzo, infinito. Socchiude le labbra, non ha piu’ saliva. E qualcosa le parla, e’ una voce, sicuro, ma bisognerebbe provare. Qualcuno crede che attinga, mentre lei strilla, perche’ e’ la sua stessa vita a farle cosi’ tanto male. E nessuno la stima. Nessuno le dà retta. Nessuno le bacia la bocca rossa come la terra. Nessuno la trapassa senza lasciare impressioni, niente l’attraversa abbastanza in fretta. Cassandra ha gli occhi svelti che accolgono il tempo, e la neve e la legna e i turbini grigi sulla sciarpa, prima ancora che arrivi l’inverno.

Leave me alone, Cassandra


(immagine di copertina: Francesca Anita Modotti)

venerdì 9 marzo 2012

LA LUNA NEL POZZO




Dov'e' che abbiamo sbagliato? Dove abbiamo perso la partita, in quale momento? Cosa c'e' stato fatale, quale mossa abbiamo azzardato senza calcolare bene, senza prevedere in maniera adeguata cio' che avrebbero fatto gli avversari? E' stato il fato, il fango, l'orgoglio? E' stato il caso, il nevischio, il disprezzo? Cosi' ti domando e tu sorridi, allegra e altera.
Vedi, rispondi, la felicita' sa farsi disprezzare come poche altre cose al mondo. Del resto non avrebbe senso spalmarsi merda in faccia, disegnarsi dei baffi o tagliarsi le guance, se non avessimo un viso meraviglioso su cui farlo, non sei d'accordo?
Ne convengo: quel che conta, per cadere, e' soprattutto che ci sia una altezza. Piccola o gigantesca, non importa, basta che ci sia, e cadere diventa possibile. E certo, come no... anche invitante. Quindi va bene, te lo concedo, non abbiamo sbagliato, ma goduto la vertigine da ingordi iconoclasti quali siamo. Immobilizzati contorsionisti della prima e dell'ultima parola, schiusi tra il silenzio o lo schiamazzo. La nostra strategia e' improvvisazione pura, a filo con un canovaccio che sta dentro, scritto sui geni o i genitali, per quel che vale la differenza. Ma sai, io avrei voluto respirare a gratis, cosi', senza pensieri! Che illuso sono stato fino a ieri! Tutto piu' facile se fossimo stati aria invece che tarli conservatori di giorni e desideri. Di domande, ricordi, misteri. Pensa: io avrei preferito che ogni cosa esistente mi fosse rimasta indifferente, che mi avesse attraversato bruciandomi come il fuoco brucia il legno nella stufa. Ecco, hai ragione, forse avrei preferito continuare a non capire niente come quando ero nella culla. E che i cani avessero ululato forte stanotte, avrei voluto, e che il vento mi avesse portato nel sonno i latrati. Che fossero diventati nel sogno un letto cigolante, un panorama mozzafiato da cui sporgersi e urlare, va bene, il mio destino e' il vostro! E trasformarli nella curva lieve che conduce alla tua pancia, l'arco teso delle cosce, il prato al pube, un sentiero retto fino al pozzo dove da secoli tutte le generazioni che mi hanno fabbricato si dissetano pescando la luna. Tirare su con due dita il secchio, avrei voluto, senza fatica. Scorgerci i tuoi occhi pallidi. Spegnermi simile a cenere dentro il tuo corpo. li' dove ogni assurdo si annulla.



12 commenti:

  1. il solito problema.
    parole, bellissime, a cui però seguono altri fatti.
    inutile sprecarle quando si è incapaci di metterle in pratica.
    (sto parlando di un fatto accaduto a cui il tuo post mi ha riportato).
    quando era il momento di vivere quelle intenzioni se ne parlava evocandole, poi sono diventate il racconto dell'evoluzione auspicata da vivere con un altra e sul momento mi è sfuggita la differenza, morale:
    con me tutto è rimasto "a parole" con l'altra spero si sia passati ai fatti,, ma ho più di un sospetto che a chi piace molto la chiacchiera amorosa, piaccia molto meno passare alla pratica così da restare eternamente ammaliato da sogni che gli piace definire impossibili per il gusto poi di lamentarsi della propria sfortuna o farsi passare per incompreso.
    e per me, che un po' ci speravo sta volta che invece sarebbe stato possibile, adesso, come vedi, il giudizio è ancora più sprezzante e cinico, e benchè questa musica resti ancora quella che vorrei ascoltare il calendario gioca a mio sfavore e, purtroppo, a volerne parlare mi vedrei costretta anch'io a farlo al passato e con i toni del rimpianto o del rimorso. infatti taccio sul tema.
    è già successo che i tuoi post viaggiassero in parallelo con le mie storie ma pensavo a un caso, evidentemente è altro. forse è un momentaneo allineamento di uguali sentire che si sono casualmente intercettati in un tempo sbagliato o giusto solo per il fatto di ribadire un concetto che per me è sacrosanto: che vi sia una dimensione a cui per ora è inibito accedere altro che per fugaci momenti che come accade per i sogni, una volta passati si dimenticano per tornare a sognare di trovarli, ogni volta spostando un po' più in là i propri paletti, per il puro gusto di renderli ancora più irrealizzabili. ma anche no dico io. mi sa che sarà difficile scoprirlo, qui all'ospizio quando sbarelliamo ci danno i calmanti e allora è tutto un oblio, ma tu sei giovane. ti auguro di raccontare di essere riuscito a fare al meglio quello che sai così bene come dire.

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    1. sai, io non ne ho la certezza, ma non credo che Cassandra parlasse di una donna... (ne' di un uomo...) :)

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    2. sì ok, il solito problema della nostra lingua, ovvio che il tutto vale per entrambi i generi.
      anche i miei riferimenti soggettivi per via che prima cerco di capire se sto perlando con una persona e dopo (nel caso) a stabilirne il genere:)

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    3. ecco, non so nemmeno se stesse parlando con una persona. o almeno, con una persona altra da se'...

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  2. Ah, se davvero fossimo Spiriti in un mondo materiale, come cantavano i Police (e meglio ancora Spiriti in un mondo spirituale... :D)
    Qual è stato l'errore della partita? Scendere in campo, probabilmente.

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  3. "quel che conta, per cadere, e' soprattutto che ci sia una altezza" o anche: "qual e' la condizione necessaria affinche' qualcosa possa cadere?". Cavolo, me ne sono reso conto proprio ieri. 5 piani in caduta libera nell'ascensore ;-) (lukaluz)

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    1. che memoria!!! :) (cos'e' sta' storia della caduta libera in ascensore?? e soprattutto, da quand'e' che prendi l'ascensore?)

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  4. No quello e' mio padre che non prende l'ascensore. Sono all'11° piano, sai che palle a piedi. Pero' dal fatto che c'era scritto 1963 avrei dovuto intuire qualcosa... ora scappo a prendere l'aereo, speriamo bene ;-) (lukaluz)

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    1. CONTROLLA PRIMA COSA CI STA SCRITTO SOPRA A ST'AEREO :)

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  5. abbiamo sbagliato nel preciso istante in cui abbiamo chiamato dal fisso e non dal cellulare.

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    1. Cassandra dice che lei, allora, non e' in mora. usa solo piccioni viaggiatori.

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