Se fossi un troiano, sarei Cassandra. Chi se ne frega degli eroi esagitati con tutte le loro fisime da Dei convinti che ostentano sapere, volere e tenacia? Sai che noia! Io voglio la resa davanti all’evidenza. Il miracolo senza cui non si puo’ stare. Io voglio un altare di pietra e pelli di bestie scannate. Conciate. E grezza, la lana, voglio intorno al collo. Voglio i velli e i confini del non ritorno. Voglio crescere come l’edera sui muri, voglio improvvisamente comparire. Come la bellezza sa fare, come tutti fingono di capire. Hai davanti quattro carte questa notte, ognuna e’ un destino. Ci sono quattro tarli diversi, c’e’ il fuoco del camino e Cassandra si piega in avanti e sorride allungando la mano. Prende dal tavolo un foglio di carta e i colori, e saluta con lo sguardo distratto. S’affaccia sospesa sul pozzo, infinito. Socchiude le labbra, non ha piu’ saliva. E qualcosa le parla, e’ una voce, sicuro, ma bisognerebbe provare. Qualcuno crede che attinga, mentre lei strilla, perche’ e’ la sua stessa vita a farle cosi’ tanto male. E nessuno la stima. Nessuno le dà retta. Nessuno le bacia la bocca rossa come la terra. Nessuno la trapassa senza lasciare impressioni, niente l’attraversa abbastanza in fretta. Cassandra ha gli occhi svelti che accolgono il tempo, e la neve e la legna e i turbini grigi sulla sciarpa, prima ancora che arrivi l’inverno.

Leave me alone, Cassandra


(immagine di copertina: Francesca Anita Modotti)

domenica 13 maggio 2012

LA FESTA DEGLI ANIMALI




(immagine dal web)




Ordini aspirine al banco, tanto capire è un lusso che non sai permetterti e scrolli dalle dita il fango, la ricotta o il siero o cosa altro importa e io non so. Valuti il sorriso del mercante, ci cerchi il pargolo, l'amico serio o il gioco che facevi chiuso dentro un angolo con le spalle al mondo e il mondo davanti a te. Sai che le mucche stanno al pascolo, per sentito dire, per una voce vuota che risuona dentro al corridoio buio, un'informazione, un'allucinazione, un buco nell'intonaco coi colori cupi, ottimo diversivo alla solitudine, all'inquietudine che striscia lenta, alla lumaca e alla sua bava, alla stella che straccia il mantello di zorro. Una maschera, datemi una maschera e farvi ridere sarà il mio lassativo, dici. Ma la bolla d'aria stringe intorno al serbatoio i corpi degli amanti, gli eroi prezzolati come i parolai. Quattro chiacchiere, la pelle liscia, una cultura misteriosa da svendere al parcheggio accanto al porto di Genova. Se alzi un attimo lo sguardo ti accorgi che le vite stanno strette, appresso al mugolo delle ingenuità sorprese, e che se la sorpresa non c'è, se è tutto qui, allora uno scippo vale bene un formaggino, vale bene un catino che raccoglie l'acqua, le gocce di pioggia dal soffitto, e i coinquilini sudati nelle notti d'agosto, e i posti che non conosci e che non conosco.

2 commenti:

  1. siccome già soffro di colite per conto mio, potrei avere qualche altra cosa al posto del lassativo e del formaggino?

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