(Immagine dal web)
Ci
allenavamo come tartarughe stoiche sotto copertoni d'alluminio e piombo,
apparentemente insensibili ai tarli che nella mente scavavano e deponevano uova
quali distrofia, iperuricemia, saturnismo. Facevano capolino,
quelli, ogni tanto, pari ai vermi dentro alle susine. Che tu spaccavi in due e
io no, pur sapendo e bene che sovente all'interno delle susine un verme si
nasconde. E le orme? Le seguivi, le seguivo? Ci seguiva qualcuno da lontano?
Dicevo, sono proteine, intanto. Ma in realtà non mangiavo. Non lo
trovavo necessario. Ecco, io non trovo necessario compiere una sequela di gesti
che gli altri compiono. Per esempio preferisco di gran lunga morire che farmi
diagnosticare un male. Non lo credete? Liberissimi di farlo. Però mi rendo
conto che, nel racconto, spesso passo per uno sborone, per uno che vuole per
forza averci ragione. E' che i fatti uno li legge, e anche se non sa dove l'altro
vuole andare a parare, ce lo porta da sé, come se fosse quella l'unica
direzione. E invece magari chi racconta non ha nessuna intenzione. Se non di
dire ecco, io questo sono, misero me stesso con al massimo una passione.
Bene, dai, due. Due passioni. Tre, facciamo tre, ma poi basta, che sennò sarei
certo di esagerare. Insomma, una delle mie passioni, è quella di non curarmi da
nessun male. O meglio, di curarmi da me, senza ausilio del dottore. Perché io
non ci credo che quelli sappiano mai cosa fare. Non ci credo, come non credo al
chiromante. Poi sì, riconosco che esistono grandi persone. Persone aperte e che
sanno ascoltare, che sanno parlare, che ti sanno toccare. E che di passione
magari ne hanno una sola e di quella fanno professione. Ma anche lì, devi
scommettere. Uno, di trovarne. E due, che quelli non ti beffino giocandosi
l'abilità maturata per fotterti. Che non ne abbiano insomma motivo, di fotterti.
Perché di certo, se chiedi, gliene dai l'occasione. Io fuggo le diagnosi.
Sbagliate o anche esatte. La diagnosi prevede come conseguenza quasi automatica
che tu metta in mano al dio le chiavi del tuo destino. E se dio non esiste,
ecco, di sicuro esistono il boia, il chirurgo e il secondino. E allora no, non
ce la faccio a mettermi in quelle mani sconosciute. E dato che da solo io vivo
e da sempre, non ce la faccio a guardare le mani di nessuno senza vederle un
po' lorde, un po' sporche, un po' con le ossa rotte. E allora se racconto un
fatto, lo racconto per dire questo, non per vantare la mia onniscienza presunta
o proclamata. Non per dire che io so, ma per affermare che io ho. Cosa? Ma
paura, naturalmente. Narro qualche volta, ad esempio, di Oronzo e Marco, morti
gialli. Gialli come il melone. Capitò semplicemente che prima uno e poi l'altro
si colorarono di ittero. A distanza di tempo e spazio, come se si fossero messi
d'accordo in un lontano giorno su quale fosse l'arrivo, prima di lanciarsi in
percorsi separati da scelte e caso. Già la partenza l'avevano vissuta insieme.
Stesso quartiere, stesso bar e stessa compagnia. La mia. Pronti e via. E dopo
nemmeno un quarto di secolo che succede? Oronzo si fa giallo e gli
diagnosticano un tumore. Sei mesi di terapia e poi muore. Livido, un cencio.
Spaccato come un femore. E 3 anni dopo anche Marco si fa giallo. E aveva già
una figlia, una figlia appena nata. Anche lui si consegnò nelle mani della
scienza, e lo disseminarono di cose strane e radiazioni e lo asciugarono come
il letto di un fiume, a lui che era sempre stato in piena. Uno straccio, quando
morì, era uno straccio. Del resto non sarebbe sopravvissuto a quel massacro
nemmeno fosse stato un gorilla. Così quando dico che da giallo io mi sono fatto
lasciare su di un prato, e che lì sono rimasto limitando ogni attività, ogni
pensiero, e che poi son guarito tant'è che adesso scrivo, non voglio dare a
intendere che sapevo bene come salvarmi la vita. Dico che pensavo potesse
essere finita. E non volevo in nessuna maniera essere tentato o soggetto a
pazzi che mi avrebbero, visto in coma, trasportato all'ospedale. Ho preferito
strisciare. Da solo, strisciare. Ho preferito succhiarmi il male. E sì, sono
stato una schifezza. Per 10 giorni senza riuscire a muovere un muscolo. Un
dolore infame quando letteralmente mi rotolavo fuori dalla tenda. L'acqua aveva
un sapore strano. Il tonno... beh... non ne parliamo. Per pisciare ogni volta
era un vero tormento. E cagare cagavo poco per fortuna, e nemmeno ce la facevo
a pulirmi il culo. Spasmi, vomito, svenimenti. Erano dolorosi anche i pensieri.
Stavo all'ombra, era tutto quel che potevo. Avvolto in un sacco a pelo che già
chiamavo sudario. E dopo 10 giorni, ho cominciato a sentirmi meglio. Ma
capogiri e sfinimento li ho portati col giallo addosso ancora per mesi. Adesso
sono passati 7 anni, e sono in piena forma. Una freccia. Ma non consiglierei a
nessuno di comportarsi come ho fatto io. Certo, nemmeno gli direi di seguire la
sorte di quei miei due amici... ma come si può dare indicazioni a qualcuno su
come comportarsi quando sente l'anima svaporare? Come si può dire fai così o
fai cosà? Sarebbe come diagnosticare. Sarebbe come dargli un filo a cui
attaccarsi e pensare tu per lui. Sarebbe imporre all'altro la tentazione o la
tua decisione. Quindi andate e fate, cantava quel panzone alcolizzato. E andate
e fate ragazzi, cosa devo dirvi? Invidio un po' il vostro coraggio, la vostra
spinta verso il bruno deserto. Tanta sete... e tutto allo scoperto.
Ecco..non nascondo di essere leggermente ipocondriaca. Si, ma sono una ipocondriaca strana…una ipocondriaca che a volte teme di avere qualche brutto male, ma non vuole sapere cosa.
RispondiEliminaNon amo i medici, e potendo ci starei sempre alla larga. I farmaci ??? Ma proprio quando non ce la faccio più a sopportare un dolore…ma è davvero l’estrema ratio. Non amo sentirmi le mani addosso e non amo quello sguardo indagatore con cui i medici sembra vogliano necessariamente trovare qualcosa che non va.
Sono consapevole che le così dette “diagnosi precoci” salvano la vita..ma se davvero scoprissi di avere un brutto male, e se questo male non fosse curabile, preferirei passare i miei ultimi giorni vivendo, piuttosto che subendo cure e accanimenti di varia natura.
Dare consigli a qualcuno ?? Mamma mia..alla fine un consiglio nasce sempre da quella che è la propria esperienza, ma non sempre le esperienze, seppur simili, coincidono. I consigli sono pericolosi, possono trasformarsi in bumerang. Forse è preferibile limitarsi ad esprimere il proprio punto di vista..chi ascolta, se ritiene, potrà decidere o meno di farne tesoro.
P.S. Sai che non l’avevo mai considerata una passione quella di non curarsi da nessun male ??
P.P.S. Credo che trasformare le passioni in lavoro significhi un po’ snaturarle di quella che dovrebbe essere la leggerezza con cui si vivono.
P.P.P.S. Se ti sembro un pochino sconnessa..ricorda sempre che stanotte non ho dormito ;) Un bel sigaro, ora, ci starebbe tutto..e pensa che io non fumo più da quasi 4 anni..e ho detto tutto !
l'ultima volta che ho fumato un sigaro e' stato nell'agosto del 2011, in un ecovillaggio. mi sono sentito male! e non sono ipocondriaco :) in quanto ai punti di vista... beh, non e' che ci tenga particolarmente. i consigli purtroppo la gente te li chiede, tu (impersonale) cerchi di glissare, anche perche', come dici te, le esperienze non combaciano mai o quasi. insomma... al limite mi piace raccontare quello che mi capita. e nemmeno sempre. facciamo neanche spesso, va. :) e se ti sembro sconnesso... non ho scuse. lo sono :)
Eliminaps conosco diagnosi cosi' precoci che hanno ucciso neonati :)
EliminaAnche io non ci tengo particolarmente ai punti di vista :)
EliminaMi sembi sconnesso al punto giusto..che poi, è così bello sentirsi ed essere sconnessi ;)
vero. anche se detto da due blogger che essere sconnessi e' bello, pare quasi il colmo :)
Elimina:DDDD !!!
Elimina...tu sai già come la penso...e perchè... :-)
RispondiEliminasono perfettamente d'accordo con te...
ne ho visti troppi annientati da cure non necessarie...o inutili...
la presunzione della medicina ( e chi la esercita) è quanto di più pericoloso si possa incontrare...
Ciao grande Kap...
ciao grande Luisa. allora? il cinghiale vi aspetta... ;)
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RispondiEliminasì...arriviamoooo...!!!!!! ;-)
RispondiElimina( avevo commentato con l'altro account...ma non volevo confonderti troppo.. :-))))))
pensavo anch'io che fossero inutili.. i medici, dico. Poi ne ho incontrato uno sano, di quelli che ti vengono a cercare perché sanno che hai un problema, ti parla, invece che farti parlare, e la diagnosi la fai tu insieme a lui: poi ti cura, non curandoti. Son passati sette anni e sono ancora qua. Lui non c'è più. Ma, credo, se fossi andata, lo avrei fatto tranquillamente
RispondiEliminaanche Cassandra crede che ci siano delle grandi persone :)
EliminaPosso dire che un buon dottore ti salva, mi è capitato, ma di buoni a qualchecosa ce ne pochi in giro in ogni campo, perciò concordo - anche non estremizzando - che ci vorebbe cautela a seguire cure su cure, quando spesso è il nostro spirito ad essere malato , più che il corpo. Mi scriveresti tu che al terzo whiskey di spirito c'è ne d'avanzo ........ miaoooùùùùùùùùùùùùù
RispondiEliminae lo ribadisco... Cassandra non nega che esistano delle grandi persone. in nessun campo, mancano. o forse in qualche campo si... :P
EliminaCondivisibbile, sotto moltissimi aspetti quello che scrivi; e lo sento ancor più questi giorni, che io sono una che mette su le mani per passione, e senza lucrarci su (anzi lo stato fa di tutto perché io nemmeno sopravviva), e poi se mi trovo davanti uno che non può più alimentarsi da se, gli dico, a quelli che sono intorno: se capita a me, fatemi morire di fame, magari, ma fatemi morire. Datemi la scelta di far tentare al mio organismo la vita, o la morte, ma non tenetemi ad ogni costo...
RispondiEliminaBel post.
grazie Lila. anche io ho chiesto questo a chi mi sta vicino. ma sinceramente ho visto gente impazzire per il dolore. sia proprio sia dei propri cari. tocca mettersi in salvo. tirarsi lontano da tentazioni che conducono a illusioni effimere e fregature, e da folli impazziti preoccupati e disperati.
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