(L'opera d'arte qui sopra e' di Francesca Anita Modotti)
Augurati di vederci
bene, stanotte. Spera che le stelle o la luna o un fuoco ti vengano in
soccorso. E pensa al male che hai fatto, al male che hai reso, al male che ti
attende sopra i bivacchi, in mezzo alle tende, tra i rovi e le spine di un
drago cancellato nei limiti del possibile. Frantumati gli ultimi ricordi,
avremo più spazio dove giostrare coi nomi. Così tua madre si confonderà con la
tua donna, e via via a scendere, fino all'ultimo limone fiero che naviga tra il
cemento dell'aria e il piombo. Risulterà simile all'inverno scorso, quello. Al
tempo, al lampo che insegue il tuono e che al suo richiamo si compie, si
incanala nei flussi d'oltremanica e ti scende rotto in pancia, come un colpo di
tosse. Allargami le cosce, intanto dice tua zia, e tuo cugino
piange. Sotto al letto ascolti esterrefatto, respiro mozzato, lingua tra i
denti. E non ti spieghi niente. Sai solo che non dovresti essere lì, che lì è
sbagliato, che è tutto un prato coltivato a ortiche, per la buona sorte, per la
sfinge, per chi dipinge e lascia indietro gli angoli più acuminati, onde
evitare di tagliarsi. E smussati poi i lati del tuo crinale, ti lascerai
guardare? Come se fossi nebbia da respirare. All'epoca in cui correvi sopra i
balconi, saltando le ringhiere, non c'era in te un solo spruzzo di misantropia.
Volevi solo vedere. Ridere, cadere. Cadere era un vezzo riservato ai meno
fortunati, ai più coraggiosi, ai più forti. Che pareva lo facessero apposta
alle volte, come a sottolineare che certe cose sono riserva di caccia per chi
abita in quella corte. Arrivò infine il giorno in cui potesti misurarti al muro
e dire d'essere cresciuto. E dai balconi sulla terra coi piedi toccavi. E avevi
freddo solo quando c'era da chiedersi quante volte mancavi a scuola, e poi al
lavoro, e poi alla chiamata alle armi. L'avessi saputo al tempo, non avresti
oggi così tanti rimpianti. Perché scappare, alla fine l'hai imparato, è una
attività che ti coinvolge per l'intera vita. Non c'è scopo al giocatore, se
rinuncia alla partita. Fare il tifo, mettersi da parte, è come recitare fino
alla morte un carnevale. Non vale nulla di quanto hai detto, non vale nulla di
quel che hai fatto. Conta solo il modo che hai imparato di respirare. Così
cogli l'attimo, e sparisci nel buio di questa notte, dove il silenzio sa
guidarti all'altro capo del mondo. E finito il percorso, congiungi le mani e
cerca di evaporare. Cerca che tu sappia farlo in un minuto. Meglio ancora, in
meno di un secondo. E alla fine, quando oltre la spiaggia ci sarà l'oceano e
oltre l'oceano la vita che scorre, cambiati in qualcosa di meglio. Cambiati in
qualcuno che risponde.
Alfonsina y el mar...se va
RispondiEliminami piace alfonsina y el mar :)
Eliminauna continua epopea.. e di domande poco risposte ne so qualcosa e ne ho anche scritto l'altro ieri!
RispondiEliminami piace chi ne ha scritto l'altro ieri!! :))
EliminaHo quasi paura a dire quanto mi è piaciuto quel "Cambiati in qualcuno che risponde"... perché si rischia di passare per uno di quelli che leggono solo l'ultima riga... :)
RispondiEliminaPerò non mi faccio problemi e te lo dico lo stesso.
mi piace chi lo dice lo stesso!!! :)))
Eliminaps x Sabrina, Petroliomuso e Zio... scusate ragazzi, me so svejato cosi' :P
RispondiElimina