Se fossi un troiano, sarei Cassandra. Chi se ne frega degli eroi esagitati con tutte le loro fisime da Dei convinti che ostentano sapere, volere e tenacia? Sai che noia! Io voglio la resa davanti all’evidenza. Il miracolo senza cui non si puo’ stare. Io voglio un altare di pietra e pelli di bestie scannate. Conciate. E grezza, la lana, voglio intorno al collo. Voglio i velli e i confini del non ritorno. Voglio crescere come l’edera sui muri, voglio improvvisamente comparire. Come la bellezza sa fare, come tutti fingono di capire. Hai davanti quattro carte questa notte, ognuna e’ un destino. Ci sono quattro tarli diversi, c’e’ il fuoco del camino e Cassandra si piega in avanti e sorride allungando la mano. Prende dal tavolo un foglio di carta e i colori, e saluta con lo sguardo distratto. S’affaccia sospesa sul pozzo, infinito. Socchiude le labbra, non ha piu’ saliva. E qualcosa le parla, e’ una voce, sicuro, ma bisognerebbe provare. Qualcuno crede che attinga, mentre lei strilla, perche’ e’ la sua stessa vita a farle cosi’ tanto male. E nessuno la stima. Nessuno le dà retta. Nessuno le bacia la bocca rossa come la terra. Nessuno la trapassa senza lasciare impressioni, niente l’attraversa abbastanza in fretta. Cassandra ha gli occhi svelti che accolgono il tempo, e la neve e la legna e i turbini grigi sulla sciarpa, prima ancora che arrivi l’inverno.

Leave me alone, Cassandra


(immagine di copertina: Francesca Anita Modotti)

domenica 11 marzo 2012

IL CONTE



(Eri Haka)




Mi aspetterei, se tutto questo dovesse avere un seguito, che le zollette di zucchero venissero rotte coi denti, mescolate alla saliva e sputate direttamente dentro il contenitore, nell'impasto di polpa e succhi mentre imperversa la festa e l'entusiasmo moltiplica da due a un miliardo i partecipanti. O almeno che l'interesse fosse costante, che l'attenzione fosse permanente, che ci si cercasse negli occhi e nelle guance per sentirsi allungare le labbra. Mi aspetterei uno schienale comodo, e mani sulla schiena a massaggiare i muscoli, e schiene e muscoli da massaggiare offerti come si offre un fiore, per il solo piacere di veder passare di mano lo stelo. Quale disegno sottende al freddo che scende? Quali assenze compongono il niente? Non sono mai stato amante delle votazioni, delle mozioni di sfiducia o delle sfide. Agito i versi dentro la tazza, li schiudo e allago il bagno rompendo lo sciacquone. Mi aspetterei beneficio, e non malattia, se tutto questo avesse una ragione. Invece i passeri dormono solitari in cima agli alberi, e non c'è nulla che possa cambiare il mio destino. Così il calore del camino si disperde nelle frasi taciute, nell'indifferenza che lavora al contrario e quando piove l'inverno, sale dal terreno umido e conduce ogni uccello a rintanarsi tra le sue povere piume. E in fondo ogni volta dentro ho scritto il finale, già bello e impacchettato. E in nota a margine c'è il classico richiamo, il classico consiglio a pensare ai fatti propri, a rassegnarsi al silenzio, che la musica dura giusto il tempo di un capriccio e nessuno ha abbastanza rami di ulivo, nel giardino, da far seccare. Allora guardo Nicola e penso. Penso che oltre il fiume c'è una casa gelata, una piccola stufa e una toppa alla finestra. Penso che un paio di stivali per guadarlo, anche se è in piena, possano essere sufficienti a vivere la vita per come è in realtà. Un dente di meno vale bene la distanza, unico prodotto visibile alla sincerità. E intanto il Conte ci ride di fronte, dietro il tavolo e un bicchiere di vino. E sentenzia, divertito, che non ha mai visto più di 4 anarchici andare d'accordo, in vita sua. Il viso amaro si scompone nel sorriso, e so che sta tutta lì la sapienza. O la cura naturale che un essere sa portarsi, malgrado gli errori, malgrado gli orrori, malgrado i disastri. Quella è la capacità dei passeri più fortunati. L'unica dote concessa agli umani che valga a salvarli dai tarli.

19 commenti:

  1. pensare ai fatti propri è facilissimo,lo fanno quasi tutti...però i quattro anarchici chiusi nelle loro "prospettive" mi riporta indietro ad animose discussioni discussioni su una piattaforma che ironicamente si chiama Libero (the teacher)

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    1. ma va, professoressa, mica e' vero! a me pare che la gente si faccia i cazzi degli altri con sommo gusto... :)

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    2. ps comunque il Conte e' un personaggio davvero affascinante. vi vedrei bene...

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  2. può darsi,sempre avuto un debole per i tipi "strani" ma fino ad un certo punto e non so se il Conte si ferma a quel punto.
    tanto per farmi i fatti degli altri,ma il soprannome deriva da altezzosità o che altro? (T)

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    1. dal portamento e dall'innata eleganza. dalla classe. dall'umorismo. dal "saperci fare" :) (e non e' tutta sta stranezza come soggetto)

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  3. bene ci assomigliamo,credo... mi ci fidanzo per procura (tanto sono per la poligamia)

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  4. sì ma solo da parte mia...

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    1. sta tutto nella concentrazione. metti la cera togli la cera.

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  6. E poi dicono che la Prosa non può essere Poetica... :-))

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    1. mi giunge nuova questa. chi l'ha detta?

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    2. Mah, c'è tutto un esercito di criticozzi (forse paurosi di vedersi messi in difficoltà nell'applicare i loro schemini) convinti che la poesia non possa essere prosastica (per esempio per loro Bukowski non può essere un poeta: non ci sono abbastanza rime...), e che la prosa non possa essere poetica. E' un argomento su cui dissento da secoli (per esempio ne parlai nel mio tema d'italiano all'esame di maturità... :D)

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    3. da secoli...!? ti facevo piu' giovane!!!! :) (in quanto ai suddeti criticozzi, lascia crescere, poi ci facciamo le salsicce :) )

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  7. Questo pezzo è quanto di più anarchico e allo stesso tempo ordinato io abbia mai letto.. quindi di quell'ordine poco circoscritto che io adoro! ;)

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  8. oh che bel complimenti! Cassandra arrossira' quando glielo riferiro'

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  9. ...com'è pacato questo tuo scritto....e quel sorriso resta impresso...
    Ciao grande Kap...grazie

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